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Rocca di Casali, atto primo


Già una scorsa volta, quando avevo fatto un primo giretto per il paese, avevo visto l'indicazione: per la rocca, qui a destra. Stavolta son deciso, voglio arrivarci.

Della rocca avevo già letto due begli articoli del blog valtolla.com (ovvero Cronache della Valdarda, scritto tutto attaccato) che mi avevano molto incuriosito. In generale tutti gli articoli del blog son davvero interessanti e ben scritti. Mi piacerebbe proprio poter conoscere questo signor Sergio, prima o poi. Il suo sito è diventato oramai un riferimento per cercare informazioni storiche approfondite sulla zona. 

Ora però vorrei passare dalla teoria alla pratica. 
Imbocco una bella strada sterrata, completamente dall'altro lato del paese, rispetto a casa mia. Dopo un quarto d'ora di camminata arrivo ad un quadrivio, ben segnalato con numerose frecce bianche e rosse. Nonostante ciò, neanche a dirlo, sbaglio strada. Me ne accorgo quasi subito, perché inizio a scendere rapidamente, mentre a logica dovrei salire.
Però proseguo lo stesso per un tratto, perché l'atmosfera è incantata: mi ritrovo in un bosco spesso spesso, di giovani querce e carpini, coltivato a ceppaia, con una ombra molto densa e scura, e le chiome che nascondono il cielo. Lasciano passare solo alcuni raggi di luce, che sembra di poter afferrare. E a terra: un sottobosco fittissimo, basso e omogeneo, di una bella tappezzante. È uno spettacolo per gli occhi, con queste foglioline sottili verde scuro, e una sola venatura chiara nel mezzo di ciascuna. 
Mi rendo conto di essere molto ignorante di flora locale, dovrò rimediare. Ma ho l'impressione che sia davvero molto ricca!



Tornato sui miei passi provo ad imboccare un sentierino sottile sottile, in mezzo a erba alta piena di capolini di Allium fiorito.
E penso: ma toh, cresce spontaneamente qui? E io che qualche anno fa ho comperato due sacchetti pieni di bulbi alla rinomata fiera dei Frutti Antichi, per piantarlo sulla scarpata del giardino della casa di Cremona!
Proseguendo nel breve cammino, mi accorgo che nel prato iniziano ad affiorare qua e la dei sassi bianchi, e a mano a mano che proseguo diventano sempre più grandi e numerosi.
Fino a quando raggiungo l'orlo di uno strapiombo, dove mi faccio strada tra grandi massi, dalla forma quasi regolare. Però lo spettacolo è anche la vista.  Sono in cima ad un  promontorio in mezzo alla vallata, quasi a picco sull'Arda! E si sentono i rumori del fondovalle, come se tutto venisse amplificato.
Una mietitrebbia raccoglie il frumento in un campo vicino alla strada di Pedina.
Capisco un po' meglio la geografia, le strade... Ecco, li è dove si svolta a destraah guarda dov'è il ponte che si attraversa

Ho letto (quidi una particolarità: questo punto è l'unico affioramento di questo tipo di roccia calcarea di tutto l'appenino emiliano. E scopro che lo scorso anno sono state sistemate le chiodature di numerose vie di arrampicata della falesia. Ma rassicuro gli amici: l'elefante che è in me mi porta a chiudere con queste due righe l'interesse per le arrampicate su roccia, nonostante l'ammirazione per chi riesce in queste imprese.
  
Di nuovo mi ritrovo in un bel posto senza macchina fotografica. Posto lo stesso due foticchie fatte col cellulare, perché non posso non condividere...
Nel caricarle, Instagram mi suggerisce come hashtag valdardashire.
E si, è vero, vista da qui sembra proprio la contea di Tolkien: mi pare di poter vedere laggiù in fondo Bilbo che corre attraverso una siepe, e poi lungo le stradine, con in mano il contratto svolazzante, per raggiungere i nani e Gandalf, pronto per partire per l'avventura della sua vita.

Mi riprometto di tornare con più calma e girare ben bene il posto. E vorrei tanto vedere questa antica scalinata di cui si parla… Ma non avevo ben chiaro cosa cercare. La prossima volta vengo più preparato!



Però anche da qui, in un punto che domina la valle, non vedo il paese. Lo hanno costruito proprio ben ben nascosto eh, lo si vede solo in pochi punti.
Non ho tempo per avvicinarmi all'altro sperone roccioso più basso, e a imboccare gli altri sentieri. Ci sarà modo per provarli tutti. Mi piacerebbe avere qualche informazione in più la prossima occasione.

- - -

Mentre percorro la strada a ritroso mi domando se un posto così ricco di storia non meriterebbe qualcosa di più: qualche studio più aggiornato? E qualche visitatore in più? Un cartello che spieghi il luogo anche al turista più distratto?
Ma forse anche no, forse è proprio il bello di questi posti, un po' lontani dai circuiti del turismo delle masse, dove chiunque può sentirsi un pochino un novello Indiana Jones, alla ricerca della rocca perduta.
Di sicuro così è molto più intrigante.

- - -

Tornato in pianura cerco di approfondire un po' di storia, ma la rete ancora una volta non aiuta… Qualche briciola, come sempre, salta fuori da google books, tra bollettini storici e atti dei convegni tenuti negli anni sessanta, o giù di li. Peccato che non siano interamente consultabili online: a parte qualche anteprima, bisogna ancora andare a cercarseli in biblioteca!

Però, morale: pare che il popolo dei liguri, per difendere il loro entroterra dagli stranieri, avesse costruito una serie di postazioni di guardia, che consentivano di avvistare eventuali pericoli e fare partire i segnali di allarme. E  neanche a dirlo, io già mi immagino scene come quella dei fuochi di Amon Din nel film de il Signore degli Anelli...

Uno di questi castellieri si trovava proprio qui, sulla rocca, che evidentemente si chiama così per un buon motivo. E tutto questo prima che arrivassero i romani, e fondassero appena al di la dell'orlo della valle la città di Velleia.

Resta proprio poco di questo glorioso passato. Leggo che il castelliere ritrovato aveva una circonferenza di ben 80 metri, ed è stato studiato con alcuni scavi archeologici condotti negli anni 50, da cui sono emerse anche punte di freccia e altri reperti pre-romani, datati anche all'età del bronzo, e ora conservati a Piacenza.
E anche della famosa scala nella roccia, che scende verso il baratro, sul vuoto della falesia. Si ipotizza addirittura che fosse legata a riti sacrificali pagani.

Trovo anche un piccolo schema della pianta del castelliere, frutto dei lavori di indagine archeologica. 
Un tondo. Uno solo, però toh che combinazione.


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