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Visualizzazione dei post da agosto, 2019

sentirsi a casa

Mai come durante questo agosto mi sono sentito così a casa qui. Sentirsi a casa forse significa sentirsi parte di una routine, con il caffè d'orzo dalla Monica, la spesa a Bore, qualche esperimento in cucina, la passeggiata di primo pomeriggio, leggere un libro guardando il tramonto in giardino, le luci che si accendono con il sopraggiungere del buio…  Ma sopra a tutto: il filòs alla sera. Quello davvero sopra a tutto. Uscire dalla porta alla sera dopocena, scendere in strada accanto al campanile della chiesa, e stare li, in compagnia, tra chiacchiere semplici e sincere. Ci si ritrova tutti: prima quelli delle case più vicine, e poi mano a mano si aggiunge chi arriva dopo una breve passeggiata, e di tanto in tanto qualcuno che passa con la macchina e volentieri si ferma a fare quattro chiacchere.  Tutti li: le donne sedute lungo il muro su un lato della strada, quello più riparato dall'arietta fresca della sera, gli uomini in fila anche loro, sull&#

tra il Pellizzone ed il monte Lama

Mi piace l'idea di lasciare traccia qui di due passeggiate che, partendo da due punti contrapposti, mi hanno consentito di esplorare tutta una parte del crinale della alta valle, paesaggio che oramai mi è così familiare visto dalla casa di Casali. Sono così finalmente riuscito a raggiungere e conoscere un po’ meglio le cime del Groppo di Gora, del Castellaccio, del Cravola e del monte Lama. Partendo dal passo del Pellizzone, imboccando la strada di destra, accanto al monumento ai caduti, ci si inoltra verso nord lungo un percorso che parte bello largo e comodo, e poi mano a mano stringe fino a diventare un sentiero in mezzo al bosco. Ma sempre perfettamente in cima al crinale che separa la Valdarda dalla Valceno. Per cui, anche in mezzo al bosco, si ha sempre un pendio che scende a destra, e l’altro che scende a sinistra. Il percorso completo è molto lungo, (tipo 15 chilometri), ma ci si può accontentare di molto meno. Io ad esempio mi son fermato sulla cima del Groppo d

il monte Menegosa

Eccomi finalmente, a togliere un po’ di ragnatele anche qui, dopo quasi tre mesi di silenzio. Come siano andati questi mesi non conta più ormai, quel che importa è che con le ferrrrrrie agostane e un po’ di tempo trascorso da queste parti lo spirito si è un po’ ricaricato, e così nascono tante cose nuove da raccontare, di questa bella valle che mi ha quasi adottato. Inizio con una bella passeggiata di una domenica di agosto, l’11. Lasciata la macchina nel piccolo e provvidenziale parcheggio del cimitero di Teruzzi, inizio la salita, seguendo le indicazioni dei segnavia più in vista, verso il monte Menegosa. Ed è così, che un po’ da sprovveduto, mi trovo a percorrere il sentiero più assolato e ripido che si possa trovare. Comunque anch’esso bello, per l’atmosfera aspra ed incontaminata del versante del monte che si attraversa. Onestamente non me lo aspettavo, oramai assuefatto a morbidi pendii appenninici, e mi colpisce piacevolmente.  Perché il Menegos