Passa ai contenuti principali

da un anno all'altro

È successa una cosa inaspettata. Negli ultimi giorni più di una persona mi ha fatto notare che è da un po' di tempo che non scrivo qui. Mi è sembrata una coincidenza talmente strana, che forse merita una risposta.
In effetti è dall'inizio di dicembre, sono passati più di tre mesi. In cui sono stato poco a Casali, ma è sempre più del nulla che mi si prospetta davanti ora.
Di cose da annotare su un diario ce ne sono un po', per cui eccomi a porre rimedio. Devo impormi di farlo più spesso però, perché altrimenti poi mi ritrovo dei papiri come questo, che sembra non finire mai. Lettore avvisato.


È sabato 13 marzo, e ho appena finito di riordinare le tante bustine di semi, dopo le prime semine della stagione, rigorosamente in luna nuova. Mi metto al PC, apro YouTube con una canzone di  Jonsi, e via.

È un periodo di anniversari... È da poco passato un anno dal primo caso di Covid19 a Cremona, un anno da quando ho cambiato modo di lavorare, un anno dall'inizio del primo lockdown che ci ha cambiato la vita... Quanto è cambiato in questo anno. Ho riletto i pochi post dell'anno scorso qui. Son contento di avere lasciato un segno, mano a mano. Perché una cosa sono i ricordi e i bilanci fatti ex-post, un'altra sono le riflessioni a caldo, mentre si sta vivendo il momento.


A febbraio son riuscito a salire ai Casali ben tre volte, dormendo su in un paio di occasioni. 
Non accadeva dalla scorsa estate. E non senza qualche difficoltà, considerato che l'ultima volta ero in compagnia del babbo. Ma era un nodo che andava sciolto prima o poi. È andata. 
Resta il magone dell'Ave Maria suonata dalle campane della sera, che lui amava canticchiare. Ma ho deciso che è un buon modo per tenere vive le emozioni.

Son salito in questa breve parentesi di fascia gialla e arancione, prima nella nuova ondata di contagi: è stata una fortuna goderne finché si è potuto.


Atteso lo scioglimento dell'ultima neve, sono riuscito a fare qualche lavoretto in giardino, giusto il minimo indispensabile, come la rimonda del secco per le erbacee, oltre a  raccogliere i troppi rami rotti dalla neve. Anche stavolta con l'indispensabile aiuto di Daniele.
La neve quest'anno più che mai è caduta abbondante, e ha messo a dura prova soprattutto gli arbusti, tra cui la mia piccola collezione di ortensie quercifolia. Ho avuto la bella idea di portare a casa i rametti spezzati per provare a farne delle talee. Sono circa una cinquantina. 
E se per sbaglio attecchiscono?
-----

Però ho felicemente visto le gemme gonfiarsi agli alberelli piantati lo scorso autunno: spero tanto possano attecchire bene (non so,  l'ho già detto?).  Ne ho anche piantati altri. Spero che anche loro attecchiscano, anche se non posso prendermene cura come meriterebbero. Piantine piccole, di due soli anni, a radice nuda. Perché voglio che crescano li, sane, robuste, ispirandosi al luogo che le ospita, affondando le radici in queste balze di terra che son li da sempre.

Ho piantumato solo nella zona più vicina a casa, in attesa di fare i lavori di messa in sicurezza dei fienili cadenti, Covid permettendo. Ma intanto mi porto un po' avanti, e faccio qualche prova per proseguire in futuro con maggiore cognizione di causa.
Morale, al noce e al susino già presenti si sono aggiunti: un pero corvino, un corniolo e due meli, ricevuti per corrispondenza dai vivaio Frutti antichi di Enzo Maioli. In più una piantina di amarena selvatica presa qui dal Boscone, figlia di una caro ricordo d'infanzia, e un melo ornamentale, che oltre a fare da impollinatore per quelli da frutto, è tanto bello da essere irrinunciabile. E poi il peccato del giardiniere: l'ennesima differente varietà di ortensia quercifolia.



Mi son serviti questi giorni anche per chiarirmi le idee su come plasmare il nuovo pezzetto di terra, a mia immagine e somiglianza. Una buona parte rimarrà come ora, con il prato e  la sua scarpata,  preservando il panorama che si vede dall'alto. Mi dedicherò invece alla parte più bassa, dove immagino un piccolo orto e ancora qualche albero da frutto. Per non smentirmi ho fatto una mini aiuola di prova. È una prova per davvero: se mi convince l'idea, potrei proseguire nei prossimi anni a lavori finiti, sostituendo la scarpata più piccola con un muretto attrezzato e una bordura di erbacee.
Sarebbe la soluzione definitiva anche per liberarmi una volta per tutte del tanto vituperato mucchio di sassi che ho in giardino fin dai tempi dei lavori alla casa...  Tre sassi che continuo a spostare disperatamente da una parte all'altra. Di nuovo aumentati a settembre, quando ho dovuto disfare il primo muretto realizzato quattro anni fa, per dei lavori che il vicino ha in programma di realizzare a confine.


Nella aiuoletta di prova ho piantato qualche piantina nuova, dopo averci pensato per bene, acquistata ancora lo scorso autunno, tanto per cambiare con un anticipo sui tempi sempre imbarazzante.
Questa parte è diversa dal giardino davanti a casa: qui niente capricci da  giardinaggio patologico, niente manie da collezione, niente accanimenti terapeutici: ci vogliono piantine che si accontentino della sola pioggia, senza forzature, con qualche erba spontanea in mezzo, accettando di buon grado periodi senza fioriture nelle fasi estive più complicate da gestire. Narcisi, iris, sedum, emerocallidi e rose penso proprio che facciano al caso mio, per iniziare. Poi decideranno loro cosa fare. Avrei anche tanti semi di erbacee (quelli non mancano mai, davvero) che vorrei provare a seminare, ma temo dovrò rimandare a tempi migliori, per via della pandemia e dei nuovi divieti di spostamento.

Il lockdown dell'anno scorso però mi ha insegnato che tante erbacee possono crescere sane e forti anche senza le mie premure. Da un lato è bello pensare che il giardino riesca ad arrangiarsi senza di me, ma dall'altro un po' egoisticamente mi dispiace, perché fa sentire il giardiniere un po' inutile...  Tutti siamo utili, nessuno è indispensabile, direbbe la mia mamma.
La morale da trarre è che sono oramai a servizio delle piantine, puntuale a strappare le infestanti e tenere il prato falciato. Un po' riduttivo eh? 
Eppure non chiedo di meglio, e se salto una settimana già sento la nostalgia.


Faccio sempre le cose al contrario. Oramai è la prosecuzione di una lunga tradizione. Dopo l'atto, quando ancora c'erano le sterpaglie e i rovi, la prima cosa che ho comperato è stata un tosaerba nuovo. È ancora nello scatolone qui al Boscone, dove resterà chissà per quanto. Non oso immaginare come sarà alta l'erba la prossima volta che potrò tornarci. L'anno scorso ho dovuto attendere giugno per ritornare, e il prato arrivava alle ginocchia...

Con questo nuovo lockdown peraltro riprendono certi riti che speravo archiviati, come controllare la webcam di Morfasso e il radar, cercando un po' di pioggia che aiuti i nuovi alberelli ad attecchire, e mettermi il cuore in pace.

-----

Che pensiero i tetti dei fienili!! Per fortuna, (anche se non sono del tutto sicuro sia stata una buona cosa), hanno retto alle forti nevicate di questo inverno, con i loro acciacchi, ma bisogna proprio che trovi il modo di metterci mano, almeno per mettere in sicurezza prima che crolli qualcosa in testa a qualcuno.

Nevicate ragguardevoli davvero. Mi han raccontato che l'accumulo massimo misurato è stato di 80 cm , ma la somma di tutte ha superato i 3 metri!


Fin qui le cose belle. anzi no, ancora un pezzettino. Nelle pieghe delle chiusure, nelle parentesi di zona gialla ho rivisto anche qualche amico, sempre pochi per volta, per provare a riprendere i fili di una vita che prosegue sempre più a singhiozzo.

Ho deciso che per una volta non mi lamento per il lavoro: per quanto le prospettive sul lungo periodo siano sempre incerte, mi sento più tranquillo di un anno fa, come se stessi trovando un equilibrio che mi calza meglio addosso. 
Ecco, di una cosa però mi lamento: mai detto no a così tante persone come in questo periodo. Che è la dimostrazione palese di cosa comporta la mancanza di pianificazione sul lungo termine della nostra politica: dopo dieci anni di crisi del settore, fai uscire tutti gli architetti dal mercato perché non c'è lavoro. Poi crei lavoro, ma, guarda un po', non ci sono più abbastanza architetti per farlo. Ottima strategia!

-----

E poi rieccomi con il bollettino pandemia. 
Perché si ricomincia.
Sento di così tante persone, conoscenti e parenti, contagiati in questi ultimi giorni!
I numeri dell'epidemia che galoppa sono davvero sconfortanti. Il contagio è ripartito, e con esso le restrizioni e i divieti. Da dopodomani di nuovo tutti chiusi in casa, almeno fino a Pasqua.

Per qualche settimana siamo stati in zona gialla e arancione, e sembrava un liberi tutti. Peccato non essere riusciti a contenere la nostra smania di ricercare l'illusione di una vita normale. Non è già più così. Emilia Romagna e Lombardia di nuovo zona rossa.

Resta il divieto di spostarsi tra due regioni diverse, se non per lavoro. È stato tolto il divieto di raggiungere le seconde case fuori regione, ma solo ai proprietari, con autorcertificazione, con allegato contratto di compravendita o di affitto anteriore al 24 gennaio.... se in zona gialla o arancione. Quindi sono di nuovo bloccato qui. Buffo che nelle scorse settimane io potevo andare a Casali mentre chi abita a Cremona non poteva raggiungere i familiari che abitano oltre Po. Mai il ponte in ferro è stato più divisivo come in questi tempi.

Mi fa sempre più impressione quanti modi diversi hanno le persone di affrontare questa situazione. Ci sono alcune persone che hanno continuato a vivere una vita normale, come se nulla fosse, adeguandosi e storcendo il naso a questa nuova normalità. Solo aperitivo alle 16 visto che i locali chiudono alle 18. E niente cene e cinema con gli amici, e tutte le alte cose che un tempo ci sembravano così normali. 
Poi ci sono quelli come me, che hanno paura di ammalarsi, e agiscono di conseguenza. Forse più della paura, è l'angoscia di sentirsi responsabili di una diffusione del contagio. Mi chiedo se riuscirei a sopportare l'idea che per causa mia qualcuno di caro si ammali, se non peggio. Non ho una risposta ora. Intanto cerco di mantenere il mio isolamento, e va bene così.

Il dottor Pan, primario degli infettivi a Cremona, che in questi mesi ha sempre centrato bene le questioni, ha detto in una recente intervista:
"Questa terza ondata arriva su una popolazione che non ne può più. E noi medici facciamo parte di questa popolazione. La trasmissione dell'infezione è legata principalmente ai comportamenti: quando si apre e non si rispettano le misure di distanziamento, ci si contagia. L'età media dei ricoverati in ospedale si è abbassata drasticamente". Insomma secondo lui la colpa non è tanto della famigerata variante inglese del virus, che tutti dicono più contagiosa, quanto della mancanza di rispetto delle regole base.

Qui in Italia siamo all'inizio della quarta zona rossa in molte regioni, e all'inizio di una nuova terza ondata. Altrove all'estero si avvicinano alla quarta. E abbiamo appena superato i 100.000 morti ufficiali per l'epidemia. Ma il rito del bollettino quotidiano è diventato talmente ordinario da essere tristemente una routine. Come ordine di grandezza siamo a più di 20.000 nuovi contagi e 300 morti al giorno. A ritmi variabili, ma oggi a Cremona per la prima volta c'è lo stesso  numero di contagi giornalieri di un anno fa, anche se la situazione in ospedale non è neanche lontanamente paragonabile ad allora. Per tenere traccia della progressione, questi i numeri ufficiali:  Nel mondo siamo a quota 119 milioni di casi di contagio, e due milioni e seicentomila morti. E dopo un periodo di stasi in tutto il pianeta il trend è di nuovo in salita. 
Con più di tre milioni di persone contagiate, purtroppo all'Italia spetta ancora la maggior incidenza di decessi in rapporto alla popolazione.. 

Si è insediato il nuovo governo in questo inizio 2021. Governo in cui tutti riponiamo tanta fiducia, basato su competenze e qualità professionali, senza tante chiacchiere. Ma è chiamato alla prova dei fatti: le buone intenzioni non sono sufficienti stavolta.

La vaccinazione prosegue, anzi sta cambiando di passo.
Una amica, di ritorno dal grande centro allestito in fiera mi ha scritto "È stato commovente, Giò. L'esperienza più forte emotivamente, come cittadina, che abbia mai vissuta." Mi ha fatto pensare due cose. La prima è che sono molto fortunato con le amicizie. La seconda è che, una volta di più, questa esperienza ci insegna quanto è importante il nostro sistema sanitario, e di quanto diamo troppe cose per scontate. Forse non ne usciremo migliori, ma ne usciremo! Non è poco. Intravediamo la luce in fondo al tunnel. E non è il treno che arriva, per una volta è proprio la fine della galleria.

Nel frattempo siamo ancora parlano di assembramenti e mancato rispetto delle norme di distanziamento, esattamente come l'anno scorso. Chissà di cosa parleremo tra un anno.... Ancora delle stesse cose? Forse. 
Oppure festeggeremo la fine di ogni cosa e tutti ci metteremo a viaggiare come forsennati per recuperare il tempo perduto. Potrebbe essere una buona idea iniziare a pianificare qualche viaggetto.

Magari! 
Io però so già dove trascorrere il mio tempo, non appena potrò di nuovo attraversare il Po.

Commenti

  1. Evito sempre di ascoltare e leggere "chiacchiere" sul Covid ma oggi il tuo è il secondo post che leggo che parla anche di quello e il succo è sempre "ne usciremo ma non si sa quando". Un anno fa facevamo ipotesi sulle tempistiche, ora che sono iniziati i vaccini ci sentiamo, per una serie di motivi (in buona parte emotivi) più sperduti invece che più tranquilli. Non voglio proprio fare ipotesi su quello che penseremo in questo periodo del 2022! No, non voliamo con le ipotesi più o meno fantasiose ed atteniamoci ai fatti, ma non i fatti che ci raccontano i "tiggì", i fatti della prima parte del tuo post, così ricca di segni vitali nonostante tutto! 😀
    Ciao Giovanni!

    RispondiElimina
  2. Ciao Anna! Eh è un po' dura evitare chiacchiere sulla pandemia di questi tempi. Ma mi sono accorto che è importante per me tenerne traccia qui, per gli anni a venire soprattutto.
    Grazie per essere passata e aver colto come ogni volta il lato positivo delle cose, è un passaggio prezioso. Intanto speriamo che le piantine attecchiscano! :-D

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

tra il Pellizzone ed il monte Lama

Mi piace l'idea di lasciare traccia qui di due passeggiate che, partendo da due punti contrapposti, mi hanno consentito di esplorare tutta una parte del crinale della alta valle, paesaggio che oramai mi è così familiare visto dalla casa di Casali. Sono così finalmente riuscito a raggiungere e conoscere un po’ meglio le cime del Groppo di Gora, del Castellaccio, del Cravola e del monte Lama. Partendo dal passo del Pellizzone, imboccando la strada di destra, accanto al monumento ai caduti, ci si inoltra verso nord lungo un percorso che parte bello largo e comodo, e poi mano a mano stringe fino a diventare un sentiero in mezzo al bosco. Ma sempre perfettamente in cima al crinale che separa la Valdarda dalla Valceno. Per cui, anche in mezzo al bosco, si ha sempre un pendio che scende a destra, e l’altro che scende a sinistra. Il percorso completo è molto lungo, (tipo 15 chilometri), ma ci si può accontentare di molto meno. Io ad esempio mi son fermato sulla cima del Groppo d

un po' di ordine

Concluso un inverno mite e senza neve, che ci ha salutato però con un mese di pioggia come da tempo non accadeva, ho approfittato degli ultimi giorni di sole per mettere un po’ d’ordine nel frutteto, prima di Pasqua.  Mi son serviti quattro anni per capire che avere cumuli di materiali sparsi per il terreno, tutto sommato non era una idea poi così brillante, nonostante nella mia testa una logica sembrava esserci. E così tanto vale raccogliere tutto nel fienile coperto, che già di suo è al momento il ricettacolo di ogni disordine.  Fatto. Funziona così: da fuori quel che c’è dentro si nota poco, ma dentro non si nota la differenza con il disordine aggiuntivo. In compenso l’esterno ha guadagnato l’impressione di essere molto più in ordine. Credo ci sia una spiegazione scientifica per questo, chiedendo aiuto alla matematica: sommando due infiniti disordini, si ha come risultato un solo infinito disordine! Invece a che punto sono del programma definitivo dei lavori? Un filo in ritardo. Ma,

Il monte Carameto

In un attimo di tranquillità mi son ritagliato qualche momento per raccogliere le idee e scrivere di un'altra bella passeggiata fatta nelle scorse settimane. La guida dei sentieri la chiama "L'anello di Casali" e consente di salire dal paese fino alla vetta del monte Carameto ( 1318 metri ) e ritorno. La partenza anche stavolta è direttamente dalla porta di casa. O meglio, per i precisi, dalla bacheca accanto alla canonica di Casali. Si inizia verso sud, percorrendo la strada asfaltata che con andamento pianeggiante attraversa un vasto versante tutto coltivato a campi di fumento e prati ben tenuti e ordinati. Attraversata la provinciale che va da Morfasso al Pellizzone ecco che si inizia la vera escursione, lungo uno sterrato che arrampica verso il passo, più diretto della strada. Era questa l’antica via che conduceva al passo, e lo si capisce da alcuni indizi sparsi qua e la: qualche muretto a secco, un accenno di sistemazione del fondo. Un tempo dovev

Il Passo del Pellizzone

Dopo due anni a Casali, per la terza volta domenica sono arrivato al passo del Pellizzone (1029 metri slm, come recita il cartello). Quasi uno scandalo non andarci più spesso, è proprio a due passi dal paese. La prima volta ci son andato per necessità: una domenica ho avuto un problema con l'auto che mi aveva messo una grande ansia. Per fortuna di poco conto e subito risolto dalle abili mani di Pinuccio, Meccanico al Pellizzone, che così ho avuto modo di conoscere meglio all'opera nella sua officina, nonostante il giorno festivo. La seconda volta invece ci son passato a piedi, mentre salivo in cima al Carameto, partendo da casa. Passeggiata di cui ho raccontato qui . Le scorse volte mi erano rimaste impresse alcune cose: il paesaggio inaspettato, giustamente tipico di un passo in cima al crinale, al capo della valle; due begli edifici antichi, forse in origine poste per i cavalli: uno dei quali oggi ancora ospita un bar dove il tempo sembra essersi ferm

Sotto la neve

Per caso da qualche settimana ho iniziato a seguire un gruppo su Facebook che parla di alberi monumentali in Italia. E vedere tutte quelle immagini di esemplari meravigliosi mi ha un po' solleticato la mente. In questi mesi anche lei è in fase di riposo invernale, sotto ad una copertina di neve, come le montagne della Valdarda. A llora in attesa della primavera sono andato in libreria a fare spese. Mi sono aggiudicato una tripletta, che mi riprometto di iniziare a leggere quanto prima: + Ogni albero è un poeta, di Tiziano Fratus + La timidezza delle chiome, di Pietro Maroè + Verde brillante, di Stefano Mancuso Son certo che ne nasceranno begli spunti da scrivere qui. Perché tra le cose che ho scoperto in questi giorni, c'è anche il fatto che il comune di Morfasso ha la maggiore densità di alberi monumentali censiti nella provincia di Piacenza (9 su 52). Mi vien quindi da pensare che non c'è posto migliore per esercitarmi sull'argomento

Rocca di Casali, atto primo

Già una scorsa volta, quando avevo fatto un primo giretto   per il paese, avevo visto l'indicazione: per la rocca, qui a destra.  Stavolta son deciso, voglio arrivarci. Della rocca avevo già letto due begli articoli del blog valtolla.com (ovvero Cronache della Valdarda , scritto tutto attaccato) che mi avevano molto incuriosito. In generale tutti gli articoli del blog son davvero interessanti e ben scritti. Mi piacerebbe proprio poter conoscere questo signor Sergio, prima o poi. Il suo sito è diventato oramai un riferimento per cercare informazioni storiche approfondite sulla zona.  Ora però vorrei passare dalla teoria alla pratica.  Imbocco una bella strada sterrata, completamente dall'altro lato del paese, rispetto a casa mia.  Dopo un quarto d'ora di camminata arrivo ad un quadrivio, ben segnalato con numerose frecce bianche e rosse.  Nonostante ciò, neanche a dirlo, sbaglio strada. Me ne accorgo quasi subito, perché inizio a scendere rapidamente, mentre

Il bar Casali

Devo confessare una cosa: non riesco ancora ad abituarmi a Casali. Anche se da qualche settimana ho iniziato a dormire qui a casa, niente è ancora entrato nella routine. Non riesco ancora ad essere indifferente al carillon del campanile come sveglia al mattino: è così piacevole :-) Come non riesco ad abituarmi al panorama verso la valle, diverso in ogni momento. Insomma, sono felice perché c'è ancora tanto entusiasmo per le piccole cose quotidiane, e spero che possa durare ancora a lungo. E poi si sta così bene qui a Casali, con questo bel venticello fresco! Tolta qualche chiacchiera, i momenti più spensierati però li trascorro al bar della Monica, a Pianazzo di Casali, lungo la provinciale che da Bore arriva al Passo del Pellizzone per poi ridiscendere fino a Bardi. È proprio un punto di riferimento per la zona, anche se io lo frequento solo per mangiare qualcosa a pranzo. Se appena posso salgo volentieri a piedi dal paese. Quindici minuti di salit

neve di fine aprile

 A proposito della emergenza climatica, di cui non si parla mai abbastanza, quest’anno continua a piovere. Siamo a metà maggio, credo che sia caduta più pioggia quest’anno sino ad ora, che nei due anni precedenti sommati. A marzo ero tutto soddisfatto per aver messo un po’ di ala gocciolante in giardino, da usare come irrigazione di soccorso solo nei mesi in cui l’uso irriguo non è vietato. Beh non l’ho ancora provata. Meglio così. In effetti in questa primavera è tutto verde e lussureggiante, come non mai negli anni recenti! Per lamentarci di qualcosa, direi possiamo farlo per la mancanza di mezze misure, dopo due anni di siccità. Quando non c’è invochiamo acqua, ma quando piove troppo e non si riesce nemmeno a seminare i campi o fare fieno diventa pure questo un bel problema. Le previsioni ci dicono che l’instabilità proseguirà ancora a lungo, con temperature freschine per il periodo. Ho ancora la stufa accesa in casa, tanto per capirci. Sempre a proposito di emergenza climatica, ecc

un paese da oscar

Scrivevo qualche tempo fa in queste pagine di incredibili storie di vita e di emigrazione, che meriterebbero di essere raccontate. Incredibili davvero, se non le si sapesse vere. Beh, eccone un'altra, di quelle cose che accadono solo quassù! Immagine tratta dal sito libertà.it Il signore nella foto si chiama John Casali, figlio di Livio Casali, emigrato da Casali verso Londra in cerca di lavoro nel secolo scorso. E si, quella che regge in mano è una originale statuetta dello zio Oscar. Perché il signor John Casali la notte del 24 febbraio ha vinto il Premio Oscar 2019 come tecnico del suono per il film Bohemian Rhapsody. Confesso che da "osservatore esterno" (quale sono oramai da qualche anno a questa parte), mi ha stupito la reazione, almeno sui social, degli abitanti di Casali: perché si ha l'impressione che la vittoria del premio sia una questione collettiva, che riguarda tutti gli abitanti del paese e della valle. Immagine di Davide Casa

Inventario delle varietà presenti in giardino

Al 1 maggio 2024 sono in totale 274  diverse varietà. D i cui: hemerocallis  17  iris 23 , narcisi 25 , tulipani 6, altre bulbose 16, alberi da frutto  16,   nuovi arbusti 2, achillee 4, anemoni 3, aquilegie 6, officinali 8, settembrini 4, campanule 3 crisantemi 4, echinacee 2, epimedium 3 , euchere 5, graminacee 8, ellebori 4, hosta 5, malvoni 4, ortensie 5, paeonie 3, persicarie 2, rose 16, salvie 17 , sedum 25 , altre erbacee perenni o annuali 42. Il dettaglio delle rose, si trova qui . - - - Hemerocallis 1. E. SchnicKel Fritz, da giardino Boscone da H.centroitalia , giardino davanti alla porta, 2018 2. E. Mildred mitchell (oppure over the top), da giardino Boscone da H.centroitalia, giardino, 2018, verificare bruttina 3. E. Stella de oro, da Boscone, da zia Medea, muretto strada e aiuola frutteto, 2019, 2021, 2022 4. E. Joan senior, importata da Boston, regalo della Elena Villa, giardino, 2019 5. Altra arancio scarpata insiene a stella de oro, forse blumen, cercare, muretto strada,