Qualche giorno fa la
piatta routine di lavoro si interrompe per un attimo: ricevo in ufficio la
telefonata di un ragazzo, che non conosco.
Mi ha rintracciato dopo aver letto qui! E neanche a lui nascondo la
sorpresa: che bello sapere che a qualcuno possono interessare queste righe :)
Si chiacchiera un
po' della mia avventura in quel di Morfasso e dintorni. Ancora subito,
all'inizio, però mi chiede: "ti sei pentito della scelta fatta"?
E io senza pensarci
due volte gli rispondo: "Assolutamente no".
Mi son rifatto la
domanda, dopo, in un momento di tranquillità. In effetti non mi ero ancora
fermato un attimo a riflettere su "mio-Dio-che-cosa-ho-fatto". Ma la
risposta non cambia. Sono ancora troppo felice, mi sembra impossibile pentirmi
di questa scelta. Devo solo imparare a focalizzare meglio: sono talmente preso
dai lavori... In questo momento mi sembra che la casa sia il fine. Invece devo
entrare nell'ordine di idee che è solo un mezzo.
Questo è un periodo
di continue corse avanti e indietro Cremona-Casali. Anche tre o quattro volte a
settimana. Penso che oramai la Jole segua le curve della strada da sola: prima
o poi potrei provare a togliere le mani dal volante. O magari anche no. Ma son
contento perché di volta in volta si vedono i progressi.
Nel frattempo ho
ricevuto un regalo prezioso: alcune copie di vecchi articoli che mi aiutano a
capire meglio i Casali (nel senso delle case con i vicolini, come pure nel
senso dei signori Casali, abitanti di Casali).
E così scopro quanti
luoghi interessanti ci sono attorno al borgo: non c'è solo la rocca con la sua
storia millenaria. C'è anche un antico mulino che sta andando in rovina, alcune
fonti, un lago con ninfee. E poi leggo (e mi raccontano) delle escursioni:
verso il passo del Pellizzone, con le rovine di un antico ospitale per i
pellegrini (o un convento, non ho ancora ben capito), e da li verso il monte
Carameto da un lato o la cresta dei monti Lama e Menegosa dall'altro. Tanto per
citarne alcuni.
A parte la rocca,
non ho ancora visitato niente di tutto ciò. E per la verità non ho visto bene
neanche lei.
Però la cosa che più
di tutto mi colpisce, sia in questi scritti che chiacchierando con i Casali,
sono le storie.
Storie di persone,
di viaggi, di imprese epiche o di vita quotidiana. Storie che oggi se non le
sapessimo vere ci sembrerebbero incredibili.
Raccontano della
tenacia, della intraprendenza e voglia di fare e di costruirsi un futuro
migliore che si vede è impressa nel sangue di queste persone.
E così, come se
nulla fosse, mi raccontano l'ultima: una arzilla pensionata dell'Arcansas, che
decide di intraprendere un viaggio attraversando mezzo mondo, per conoscere i
suoi parenti e ritrovare la casa dei suoi antenati. Che prima della grande
guerra era stata abbandonata con grande dispiacere dai suoi bisnonni che
andarono a cercare fortuna nel nuovo mondo.
La cosa bella è che
ce l'ha fatta: si son dovuti arrovellare un po' tutti gli abitanti, ma alla
fine sono riusciti a ricostruire la parentela e ad individuare la casa.
Fantastico!
Ma questa è solo
l'ultima di un mare di altre che si potrebbero raccontare...
Un bravo scrittore
ne potrebbe fare un libro davvero appassionante!
Mi viene in mente il
romanzo di Oriana Fallaci "un cappello pieno di ciliegie". Racconta
in modo coinvolgente la storia dei suoi antenati, mischiando realtà e
narrativa... È riuscita con quel libro a rendere eterni i suoi ricordi, la sua
storia. Che diversamente sarebbe andata perduta
con lei.
Ecco, forse
servirebbe che qualcuno facesse qui la stessa cosa.