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Visualizzazione dei post da 2019

Putting the house to bed

Putting the house to bed, dicono gli inglesi, a proposito di un bel rito autunnale: mettere la casa a riposo e prepararla per affrontare l'inverno, in vista di qualche mese di inutilizzo. È una bella abitudine che ho preso fin dall'inizio: ripongo tutti gli oggetti, e ricopro con lenzuola bianche gli arredi, i letti e le poltrone, per risparmiargli qualche mese di polvere. Poi vuoto l'impianto idraulico in vista di possibili forti gelate. Infine, vista una brutta esperienza passata, rimuovo e metto al riparo anche tutti i quadri, per risparmiargli l'umidità invernale dei muri in sasso! Al giardino per ora posso dedicare poche attenzioni: tolte lucette estive e ammennicoli vari, ora si arrangerà fino a febbraio, quando arriverà il tempo della rimonda del secco delle erbacee. I bulbi della primavera son piantati, e solo il povero ciliegio, prima dell'inverno, ha ancora bisogno di una bella passatina di poltiglia bordolese, per curarsi i malanni. Que...

comunità

Dopo un altro fine settimana qui, rientro alla base ristorato e ricaricato. Casali è diventata per me oramai la migliore delle cure. Ho piacere lasciare traccia qui di un discorsetto che mi ha molto colpito, di Carlo Petrini, sentito domenica a pranzo, guardando Linea Verde su rai1. Qui la puntata integrale , al minuto 30 invece il passaggio che trascrivo sotto. Una puntata dedicata ad alcuni esempi di rinascita di luoghi difficili della montagna, in quel caso della val Maira in Piemonte. Penso che l'agricoltura di montagna è una grande risorsa per i nostri territori, perché oggi stiamo toccando con mano che molti giovani vanno a ricostruire, non solo produzioni locali, che sono molto richieste, ma contemporaneamente ricostituiscono le comunità Io penso ad esempio che, non solo nei borghi alpini ma in molti borghi del nostro paese che si sono desertificati, ricostruire il senso della bottega(bottega nuova, giovanile, gestita da giovani, con tutti gli strumenti t...

sentirsi a casa

Mai come durante questo agosto mi sono sentito così a casa qui. Sentirsi a casa forse significa sentirsi parte di una routine, con il caffè d'orzo dalla Monica, la spesa a Bore, qualche esperimento in cucina, la passeggiata di primo pomeriggio, leggere un libro guardando il tramonto in giardino, le luci che si accendono con il sopraggiungere del buio…  Ma sopra a tutto: il filòs alla sera. Quello davvero sopra a tutto. Uscire dalla porta alla sera dopocena, scendere in strada accanto al campanile della chiesa, e stare li, in compagnia, tra chiacchiere semplici e sincere. Ci si ritrova tutti: prima quelli delle case più vicine, e poi mano a mano si aggiunge chi arriva dopo una breve passeggiata, e di tanto in tanto qualcuno che passa con la macchina e volentieri si ferma a fare quattro chiacchere.  Tutti li: le donne sedute lungo il muro su un lato della strada, quello più riparato dall'arietta fresca della sera, gli uomini in fila anche loro, sull...

tra il Pellizzone ed il monte Lama

Mi piace l'idea di lasciare traccia qui di due passeggiate che, partendo da due punti contrapposti, mi hanno consentito di esplorare tutta una parte del crinale della alta valle, paesaggio che oramai mi è così familiare visto dalla casa di Casali. Sono così finalmente riuscito a raggiungere e conoscere un po’ meglio le cime del Groppo di Gora, del Castellaccio, del Cravola e del monte Lama. Partendo dal passo del Pellizzone, imboccando la strada di destra, accanto al monumento ai caduti, ci si inoltra verso nord lungo un percorso che parte bello largo e comodo, e poi mano a mano stringe fino a diventare un sentiero in mezzo al bosco. Ma sempre perfettamente in cima al crinale che separa la Valdarda dalla Valceno. Per cui, anche in mezzo al bosco, si ha sempre un pendio che scende a destra, e l’altro che scende a sinistra. Il percorso completo è molto lungo, (tipo 15 chilometri), ma ci si può accontentare di molto meno. Io ad esempio mi son fermato sulla cima del Groppo d...

il monte Menegosa

Eccomi finalmente, a togliere un po’ di ragnatele anche qui, dopo quasi tre mesi di silenzio. Come siano andati questi mesi non conta più ormai, quel che importa è che con le ferrrrrrie agostane e un po’ di tempo trascorso da queste parti lo spirito si è un po’ ricaricato, e così nascono tante cose nuove da raccontare, di questa bella valle che mi ha quasi adottato. Inizio con una bella passeggiata di una domenica di agosto, l’11. Lasciata la macchina nel piccolo e provvidenziale parcheggio del cimitero di Teruzzi, inizio la salita, seguendo le indicazioni dei segnavia più in vista, verso il monte Menegosa. Ed è così, che un po’ da sprovveduto, mi trovo a percorrere il sentiero più assolato e ripido che si possa trovare. Comunque anch’esso bello, per l’atmosfera aspra ed incontaminata del versante del monte che si attraversa. Onestamente non me lo aspettavo, oramai assuefatto a morbidi pendii appenninici, e mi colpisce piacevolmente.  Perché il Men...

di questi tempi...

E niente, succede che il 5 maggio salgo a Casali per fare un giretto. Domenica piovosa e uggiosa, un po' freddina, considerando che dovremmo essere in primavera avanzata… Mi ostino a indossare una maglietta a maniche corte, come da tradizione, anche se sembra quasi fuori luogo. Ma appena passata Pedina, con sorpresa mi trovo davanti un maggiociondolo in fiore tutto imbiancato! Perché, come lo zucchero a velo in cima a una torta paradiso, la valle appena sopra  questa quota, è tutta ricoperta di neve! Beh lo spettacolo è notevole. Anche se resto un po' disorientato dall'abbinamento dei verdi accesi delle foglie appena spuntate, con i 5 cm di neve che ricopre i rami… una vista davvero inaspettata! Ma poveri alberi, così chini sotto al peso trattenuto dalle foglie… e pensare che come un sollievo, si erano appena lasciati alle spalle un altro inverno terribile, con un secondo gelicidio, e poi la tempesta di vento, e poi la primavera siccitosa…  … e poi? Qual...

un paese da oscar

Scrivevo qualche tempo fa in queste pagine di incredibili storie di vita e di emigrazione, che meriterebbero di essere raccontate. Incredibili davvero, se non le si sapesse vere. Beh, eccone un'altra, di quelle cose che accadono solo quassù! Immagine tratta dal sito libertà.it Il signore nella foto si chiama John Casali, figlio di Livio Casali, emigrato da Casali verso Londra in cerca di lavoro nel secolo scorso. E si, quella che regge in mano è una originale statuetta dello zio Oscar. Perché il signor John Casali la notte del 24 febbraio ha vinto il Premio Oscar 2019 come tecnico del suono per il film Bohemian Rhapsody. Confesso che da "osservatore esterno" (quale sono oramai da qualche anno a questa parte), mi ha stupito la reazione, almeno sui social, degli abitanti di Casali: perché si ha l'impressione che la vittoria del premio sia una questione collettiva, che riguarda tutti gli abitanti del paese e della valle. Immagine di Davide Casa...

Il Passo del Pellizzone

Dopo due anni a Casali, per la terza volta domenica sono arrivato al passo del Pellizzone (1029 metri slm, come recita il cartello). Quasi uno scandalo non andarci più spesso, è proprio a due passi dal paese. La prima volta ci son andato per necessità: una domenica ho avuto un problema con l'auto che mi aveva messo una grande ansia. Per fortuna di poco conto e subito risolto dalle abili mani di Pinuccio, Meccanico al Pellizzone, che così ho avuto modo di conoscere meglio all'opera nella sua officina, nonostante il giorno festivo. La seconda volta invece ci son passato a piedi, mentre salivo in cima al Carameto, partendo da casa. Passeggiata di cui ho raccontato qui . Le scorse volte mi erano rimaste impresse alcune cose: il paesaggio inaspettato, giustamente tipico di un passo in cima al crinale, al capo della valle; due begli edifici antichi, forse in origine poste per i cavalli: uno dei quali oggi ancora ospita un bar dove il tempo sembra essersi ferm...