Mi piace l'idea di lasciare traccia qui di due passeggiate che, partendo da due punti
contrapposti, mi hanno consentito di esplorare tutta una parte del crinale
della alta valle, paesaggio che oramai mi è così familiare visto dalla casa di Casali.
Sono così finalmente riuscito a raggiungere e conoscere un po’ meglio le cime del Groppo di Gora, del Castellaccio, del Cravola e del monte Lama.
Partendo dal passo del Pellizzone, imboccando la strada di destra, accanto al monumento ai caduti, ci si inoltra verso nord lungo un percorso che parte bello largo e comodo, e poi mano a mano stringe fino a diventare un sentiero in mezzo al bosco. Ma sempre perfettamente in cima al crinale che separa la Valdarda dalla Valceno. Per cui, anche in mezzo al bosco, si ha sempre un pendio che scende a destra, e l’altro che scende a sinistra.
Il percorso completo è molto lungo, (tipo 15 chilometri), ma ci si può accontentare di molto meno. Io ad esempio mi son fermato sulla cima del Groppo di Gora. Che si raggiunge attraverso un ultimo tratto di sentiero molto ripido ma non impossibile (se ci sono riuscito io!).
La particolarità di questa montagna, che dal nostro lato appare come un ripido prato, punteggiato solo qua e la da qualche bassa roccia, è data dal versante opposto, costituito da uno strapiombo notevole. Abbastanza impressionante anche solo provare ad avvicinarsi all'orlo, in cima, senza esagerare...
E da questo lato, in mezzo al pratone, ecco un unico arbusto coraggioso che prova a sfidare il vento che qui soffia sempre impetuoso.
E anche qui, come sempre tanta pace...
La seconda parte del giro l'ho invece fatta partendo dal parcheggio di Teruzzi, e risalendo verso la cima del monte Lama accompagnato dalla vista di rassicuranti pendii dolci e morbidi.
Pensavo di ritornare poi per la stessa strada, invece la buona sorte mi ha guidato verso la prosecuzione del sentiero indicato dalla guida. E così si procede verso sud, attraversando un bel paesaggio in quota, fatto di prati perfetti, alternati a boschi di faggi, cavalli al pascolo e rocce affioranti. Forse il più bel sentiero percorso sin ora in questa zona.
Il tutto passando dalla cima del monte Lama al Cravola, quindi al Castellaccio per raggiungere nuovamente il Groppo di Gora, che si può anche aggirare alla base.
E poi un ritorno fatto di boschi, boschi e boschi interminabili e bellissimi, dove si vedono solo tronchi di faggio se si guarda avanti a sé, un tappeto di foglie secche se si guarda in basso, il cielo tra le chiome degli alberi se si alza il naso.
In cima al Lama poi ho trovato quella che a mio avviso è la vista più bella sulla valle, che si riesce ad abbracciare tutta con un solo sguardo, da Casali a Rocchetta
Avvertenza: la salita, come è giusto che sia, forse è un po' ripida, per chi come me è un po' elefante. Ma ne vale la pena! Una volta superata quella è tutto leggero e rilassante: si passeggia in quota, tra leggeri dislivelli, e poi è tutta in discesa.
Sulla vetta del monte Lama, c'è un grande prato, con immancabile croce. Anche qui è tradizione dei giovani dell'alta valle ritrovarsi a cavallo del ferragosto, con cena e bivacco notturno.
Poco discosto dalla cima è presente un altra ampia radura con un cippo commemorativo, che ricorda che proprio da quel punto ebbe inizio la resistenza piacentina. Una bandiera rossa apposta da poco, aiuta a mantenere freschi certi ricordi che si tende a dimenticare troppo alla svelta….
Sempre li trovo una prateria completamente ricoperta di Colchium autumnale fioriti: una distesa a vista d'occhio. La particolarità di questo fiore tanto bello quanto velenoso sta nel fatto che quando fiorisce non ha foglie: le mette in primavera, per conto loro. Poi si seccano, ed in estate da ogni bulbo nasce un solo bocciolo nudo, che si aprirà in una corolla simile al fiore di zafferano, nell'aspetto. E che giustamente i cavalli al pascolo si guardano bene dal brucare.
Confesso che queste passeggiate mi sono state assai utili per iniziare a capire meglio questa parte della valle: vista per tanti anni un po' come un fondale del panorama dalla casa, solo ora ho iniziato a capire quanto sono ampi e profondi i versanti boscati.
Qualcuno si stupisce per il fatto che da forestiero, mi fido a girare da solo lungo i sentieri. Ma io, incosciente, mi sento forte e sicuro, con la mia preziosa guida in mano, che tutti mi invidiano. Perfino un ragazzo del posto me l'ha quasi invidiata... Ci siamo incontrati ad un bivio, su cui entrambi avevamo dubbi, e poi ne abbiamo approfittato per fare un tratto di strada insieme facendo quattro piacevoli chiacchiere.
Bilancio delle persone incontrate lungo la strada: quattro il primo giorno, due il secondo: meno male!
Dalla chiacchierata me ne esco con due raccomandazioni: non si deve mai passeggiare nei boschi nei giorni di caccia, per ovvie ragioni di incolumità.
Ma per altrettante ovvie ragioni di incolumità, meglio non passeggiare troppo vicino alle case di Teruzzi quando crescono i porcini!
Sono così finalmente riuscito a raggiungere e conoscere un po’ meglio le cime del Groppo di Gora, del Castellaccio, del Cravola e del monte Lama.
Partendo dal passo del Pellizzone, imboccando la strada di destra, accanto al monumento ai caduti, ci si inoltra verso nord lungo un percorso che parte bello largo e comodo, e poi mano a mano stringe fino a diventare un sentiero in mezzo al bosco. Ma sempre perfettamente in cima al crinale che separa la Valdarda dalla Valceno. Per cui, anche in mezzo al bosco, si ha sempre un pendio che scende a destra, e l’altro che scende a sinistra.
Il percorso completo è molto lungo, (tipo 15 chilometri), ma ci si può accontentare di molto meno. Io ad esempio mi son fermato sulla cima del Groppo di Gora. Che si raggiunge attraverso un ultimo tratto di sentiero molto ripido ma non impossibile (se ci sono riuscito io!).
La particolarità di questa montagna, che dal nostro lato appare come un ripido prato, punteggiato solo qua e la da qualche bassa roccia, è data dal versante opposto, costituito da uno strapiombo notevole. Abbastanza impressionante anche solo provare ad avvicinarsi all'orlo, in cima, senza esagerare...
E da questo lato, in mezzo al pratone, ecco un unico arbusto coraggioso che prova a sfidare il vento che qui soffia sempre impetuoso.
E anche qui, come sempre tanta pace...
La seconda parte del giro l'ho invece fatta partendo dal parcheggio di Teruzzi, e risalendo verso la cima del monte Lama accompagnato dalla vista di rassicuranti pendii dolci e morbidi.
Pensavo di ritornare poi per la stessa strada, invece la buona sorte mi ha guidato verso la prosecuzione del sentiero indicato dalla guida. E così si procede verso sud, attraversando un bel paesaggio in quota, fatto di prati perfetti, alternati a boschi di faggi, cavalli al pascolo e rocce affioranti. Forse il più bel sentiero percorso sin ora in questa zona.
Il tutto passando dalla cima del monte Lama al Cravola, quindi al Castellaccio per raggiungere nuovamente il Groppo di Gora, che si può anche aggirare alla base.
E poi un ritorno fatto di boschi, boschi e boschi interminabili e bellissimi, dove si vedono solo tronchi di faggio se si guarda avanti a sé, un tappeto di foglie secche se si guarda in basso, il cielo tra le chiome degli alberi se si alza il naso.
In cima al Lama poi ho trovato quella che a mio avviso è la vista più bella sulla valle, che si riesce ad abbracciare tutta con un solo sguardo, da Casali a Rocchetta
Avvertenza: la salita, come è giusto che sia, forse è un po' ripida, per chi come me è un po' elefante. Ma ne vale la pena! Una volta superata quella è tutto leggero e rilassante: si passeggia in quota, tra leggeri dislivelli, e poi è tutta in discesa.
Sulla vetta del monte Lama, c'è un grande prato, con immancabile croce. Anche qui è tradizione dei giovani dell'alta valle ritrovarsi a cavallo del ferragosto, con cena e bivacco notturno.
Poco discosto dalla cima è presente un altra ampia radura con un cippo commemorativo, che ricorda che proprio da quel punto ebbe inizio la resistenza piacentina. Una bandiera rossa apposta da poco, aiuta a mantenere freschi certi ricordi che si tende a dimenticare troppo alla svelta….
Sempre li trovo una prateria completamente ricoperta di Colchium autumnale fioriti: una distesa a vista d'occhio. La particolarità di questo fiore tanto bello quanto velenoso sta nel fatto che quando fiorisce non ha foglie: le mette in primavera, per conto loro. Poi si seccano, ed in estate da ogni bulbo nasce un solo bocciolo nudo, che si aprirà in una corolla simile al fiore di zafferano, nell'aspetto. E che giustamente i cavalli al pascolo si guardano bene dal brucare.
Confesso che queste passeggiate mi sono state assai utili per iniziare a capire meglio questa parte della valle: vista per tanti anni un po' come un fondale del panorama dalla casa, solo ora ho iniziato a capire quanto sono ampi e profondi i versanti boscati.
Qualcuno si stupisce per il fatto che da forestiero, mi fido a girare da solo lungo i sentieri. Ma io, incosciente, mi sento forte e sicuro, con la mia preziosa guida in mano, che tutti mi invidiano. Perfino un ragazzo del posto me l'ha quasi invidiata... Ci siamo incontrati ad un bivio, su cui entrambi avevamo dubbi, e poi ne abbiamo approfittato per fare un tratto di strada insieme facendo quattro piacevoli chiacchiere.
Bilancio delle persone incontrate lungo la strada: quattro il primo giorno, due il secondo: meno male!
Dalla chiacchierata me ne esco con due raccomandazioni: non si deve mai passeggiare nei boschi nei giorni di caccia, per ovvie ragioni di incolumità.
Ma per altrettante ovvie ragioni di incolumità, meglio non passeggiare troppo vicino alle case di Teruzzi quando crescono i porcini!