Avevo queste righe parcheggiate con le quattro frecce nelle bozze dal 18 agosto scorso: forse è arrivata l’ora di pubblicarle. In una perfetta giornata autunnale, di nebbia dicembrina; perfetta per ricordare il piacere della frescura estiva di questi monti tanto amati, e di una bella passeggiata di questa estate, girovagando sul monte Carameto. E dunque, partiamo.
Preso da pigrizia, mi porto un pochino avanti con la macchina, parcheggiata al Passo del Pellizzone. Con l’idea di avviarmi subito verso la vetta del monte Carameto. Invece mi cade l’occhio su una bacheca che presenta un nuovo sentiero: l’Anello A5. Quell’altro però, non l’A5 di Morfasso, ma l’A5 dei Sentieri di Bore, “Anello del Carameto”: Novità di quest’anno.
E sia! Cambiata idea, mi incammino per il nuovo itinerario. E fin da subito vengo colto da profondo sconforto: partito con l'obiettivo di salire presto in vetta, mi ritrovo desolatamente a percorrere il primo tratto in forte discesa. Sembra non finire mai.
Mi ricredo quasi subito però: ne vale la pena! Perché dopo la discesa iniziale su strada un po' accidentata, attraverso un percorso tra prati e boschi, quasi in piano, molto bello. Un po' assolato. Strade belle, curate e ben mantenute.
E poi una specie di miraggio: acqua! Acqua che scorre! Se ne sente il gorgoglio da lontano: ecco la sorgente di San Giovanni.
E poco oltre una piccola chiesetta immersa nel bosco, dedicata allo stesso santo, che sembra incantata in un anticipo di autunno, con le foglie già cadute per la forte siccità.
L’ho ripensato quando ho raggiunto il posto in carne ed ossa. Chissà come mai una volta le strade le tracciavano così di punta lungo le pendenze, da queste parti. Sicuramente avevano delle gambe più buone delle mie.
Comunque tutto si può fare: pian piano, anche chi non è allenato supera anche questa. E il premio è incontrare poi un grande falsopiano, e su questo una vecchia costruzione in sasso, che prova a resistere agli anni che passano. La cosa bella è che è ancora in uso: una piccola stalla. Con le sue mucche, intorno un ampio recinto e davanti un grande prato piano che si perde sul bel panorama della valle. Punteggiato qua e là da alcuni alberi nodosi e carichi di vischio. Che meraviglia. Meraviglia perché è tutto perfettamente pulito ed in ordine. È come un piccolo assaggio di quello che dovevano essere questi luoghi 70 anni fa, quando erano ancora pieni di vita e tutti curati e ben mantenuti.
Solo una breve illusione, perché poi basta svoltare l'angolo, per vedere altri recinti abbandonati, dove il bosco sta rapidamente prendendo il sopravvento, cancellando il lavoro di vite passate. Il futuro a cui tutto qui sembra essere destinato.
Dopo la salitona, ecco anche una bella vista sulla val Ceno e su Bardi e la sua rocca.
Proseguendo lungo il percorso mi trovo anche su una piccola formazione rocciosa, dove si cammina proprio in cima, sullo spartiacque, per poi infilarsi in un bosco di faggi fitto fitto e ombroso.
Raggiunta la cima, mi litigo un po’ di ombra con alcuni cavalli bardigiani al pascolo, che si ostinano a occupare le poche fronde più in alto.
La vista dalla cima del Carameto è sempre una garanzia, per l’ampio panorama che si gode, e che purtroppo non riesco mai a riportare nelle fotografie, che risultano sempre anonime e scialbe.
Persa la battaglia con i cavalli, mi sposto appena sotto al pratone, dove un gruppo di grandi faggi sono perfetti per una pausa lettura in pieno relax, per ricaricare le energie prima della discesa.
È tempo di ritornare alla base, attraversando una bella faggeta, accompagnando i passi da alcuni pensieri: il tracciamento dei sentieri fatto a più riprese in questo ultimi anni (per quel che ne so io almeno) è stato un intervento davvero fondamentale per aiutare gli estranei (che potremmo anche azzardarci di chiamare turisti) a vivere questi monti come meritano.
Forse ora dovrebbe seguire un passo in più, che certo non possono fare i volontari: andrebbero forse mappati i tratti di sentiero un po’ dissestati, per iniziare la grande caccia ai finanziamenti per qualche lavoro di manutenzione. Si capisce che alcuni tratti negli anni passati sono stati oggetto di interventi, ma potrebbe essere arrivato il momento di dare un altro colpetto, approfittando del grande lavoro che è stato fatto, e valorizzando così il contributo che i volontari danno nelle piccole manutenzioni puntuali.
Però va bene anche così. Che soddisfazione queste passeggiate: grazie a chi le rende possibili!
Persone incontrate lungo il cammino: 12, un record! E mi raccomando, Autan sempre con voi.
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