In questi giorni, mentre mi decidevo a iniziare a scrivere qui, avevo meditato un sottotitolo.
Purtroppo il modello di impaginazione che ho scelto non me lo consente. Ma mi piace troppo, non lo cambio per questo inconveniente.
Avrei scritto così:
Casali di Morfasso
ovvero come provare a vivere in un luogo tra tanti, sconosciuto ai più, con gli occhi di un osservatore alla ricerca della felicità nelle piccole cose. Che, forse, qui si può anche trovare.
- - -
Potrebbe essere arrivato il momento di una legittima domanda: ma cosa c'entra il nome doppiotondo con Casali? Risposta: proprio niente!
O almeno questo può giustamente pensare il mondo. Eppure per me un senso ce l'ha.
Il motivo dei due cerchi tangenti è un tema che mi è caro.
E per questo lo ho scelto anche per lasciare un segno del mio passaggio sulla nuova casetta, per rendere il suo aspetto un po' più "mio". Lo infilerò dove appena mi sarà possibile. È una cosa mia, che oramai si lega a filo doppio con quel luogo. Nella mia fantasia i due cerchi sono già l'icona di quella casa, prima ancora di metterci mano. Sono proprio un architetto, dannazione!
Non l'ho inventato io ovviamente, anzi lo si trova molto frequentemente sulle finestre di tanti villini liberty un po' dovunque.
Ho anche cercato di documentarmi sul significato che all'inizio del novecento poteva essere attribuito a questo simbolo (non può non averne uno!), senza venirne a capo. Un'altra storia andata perduta, forse. Vorrei proprio che i sassi della casa di Casali non facciano questa fine, come quella dei mattoni dell'ufficio di Cremona: carichi di storie che nessuno ricorda. Sarebbe un peccato!
Mentre scrivo ripenso, come spesso mi capita, ad alcune riflessioni di Christopher McCandless, raccolte nei suoi appunti scritti durante l'avventura senza ritorno verso l'Alaska.
Me le sono diligentemente annotate nel mio quadernetto delle citazioni. E le rileggo, perché le sento proprio nelle mie corde, anche se l'amore per la mia routine non mi consentirà mai di prendere e partire all'avventura come ha fatto lui.
Su tutte però una. La felicità è reale soltanto se condivisa.
Certo ci sono gli amici e la famiglia con cui condividerla. Ma forse anche un blog può aiutare un pochino?
E poi non sarà mica un caso se il mio account instagram si chiama "Gioisci". È un soprannome coniato da un amico FAI qualche anno fa. Sembrava una cosa scherzosa ed irriverente, ma col tempo me lo son sentito calzare sempre più a pennello. È qualcosa in più del solito Gio... Alla fine tutto torna :-)
Ma insomma: se questo è un blog che forse vuole parlare di felicità, perché chiamarlo doppiotondo?
Di sicuro qui voglio scrivere solo cose belle: i brutti pensieri qui non entrano, se ne stanno fuori!
Potrei inventarmi mille scuse, e immagini, e metafore per giustificarlo. Però alla fine la verità è solo che il nome mi piace, riempie proprio la bocca nel pronunciarlo!
E il logo? L'ho detto: ho fatto il proposito di metterlo un po' dappertutto, quindi lo metto anche qui...
O almeno questo può giustamente pensare il mondo. Eppure per me un senso ce l'ha.
Il motivo dei due cerchi tangenti è un tema che mi è caro.
E per questo lo ho scelto anche per lasciare un segno del mio passaggio sulla nuova casetta, per rendere il suo aspetto un po' più "mio". Lo infilerò dove appena mi sarà possibile. È una cosa mia, che oramai si lega a filo doppio con quel luogo. Nella mia fantasia i due cerchi sono già l'icona di quella casa, prima ancora di metterci mano. Sono proprio un architetto, dannazione!
Non l'ho inventato io ovviamente, anzi lo si trova molto frequentemente sulle finestre di tanti villini liberty un po' dovunque.
Ho anche cercato di documentarmi sul significato che all'inizio del novecento poteva essere attribuito a questo simbolo (non può non averne uno!), senza venirne a capo. Un'altra storia andata perduta, forse. Vorrei proprio che i sassi della casa di Casali non facciano questa fine, come quella dei mattoni dell'ufficio di Cremona: carichi di storie che nessuno ricorda. Sarebbe un peccato!
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Mentre scrivo ripenso, come spesso mi capita, ad alcune riflessioni di Christopher McCandless, raccolte nei suoi appunti scritti durante l'avventura senza ritorno verso l'Alaska.
Me le sono diligentemente annotate nel mio quadernetto delle citazioni. E le rileggo, perché le sento proprio nelle mie corde, anche se l'amore per la mia routine non mi consentirà mai di prendere e partire all'avventura come ha fatto lui.
Su tutte però una. La felicità è reale soltanto se condivisa.
Certo ci sono gli amici e la famiglia con cui condividerla. Ma forse anche un blog può aiutare un pochino?
E poi non sarà mica un caso se il mio account instagram si chiama "Gioisci". È un soprannome coniato da un amico FAI qualche anno fa. Sembrava una cosa scherzosa ed irriverente, ma col tempo me lo son sentito calzare sempre più a pennello. È qualcosa in più del solito Gio... Alla fine tutto torna :-)
Ma insomma: se questo è un blog che forse vuole parlare di felicità, perché chiamarlo doppiotondo?
Di sicuro qui voglio scrivere solo cose belle: i brutti pensieri qui non entrano, se ne stanno fuori!
Potrei inventarmi mille scuse, e immagini, e metafore per giustificarlo. Però alla fine la verità è solo che il nome mi piace, riempie proprio la bocca nel pronunciarlo!
E il logo? L'ho detto: ho fatto il proposito di metterlo un po' dappertutto, quindi lo metto anche qui...