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26 settembre 2015, si apre un mondo




Tendo ad essere a lungo grato alle persone che in un modo o nell'altro mi aiutano in questa vita. Una persona a cui non ho ancora riconosciuto sufficiente gratitudine è Paolo, amico di mio fratello, che qualche tempo fa ha acquistato una casa da ristrutturare in valle, a San Genesio. 

Sentendo della sua esperienza, il suo entusiasmo, e scoprendo quanto l'aveva pagata (ebbene si, essendo architetto e quindi povero disperato, il portafoglio conta!), inizio a pensare che forse forse, potrei provarci anche io. Di sicuro quella cifra è l'unica che mi potrei permettere. Se non ci fosse stato lui non sarebbe successo nulla, doppiotondo non esisterebbe, e fine della questione. 


Combinazione ha voluto che mentre ciò accadeva, era in atto un altro piccolo cambiamento nella mia vita: dopo cinque anni di intenso e pervasivo impegno (sempre in termini di volontariato), mi dimettevo da responsabile del FAI Giovani della provincia di Cremona.

Oramai con la calvizie incipiente e la barba bianca, non ero davvero più credibile come giovane. Era arrivato il momento di lasciare spazio a qualcun altro, un giovane di quelli veri (come pure una simpatica neo-volontaria mi aveva fatto notare, senza molti giri di parole!). Una volta digerito questo fatto, una domanda ha iniziato a insinuarsi nei miei pensieri: e ora, che non ho più questo impegno, che cosa faccio in tutto questo ritrovato tempo libero?! Di certo non volevo ridurmi a bighellonare a casa, ma nemmeno mettermi a lavorare come un matto in ufficio... Si vive una volta sola, e si lavora per vivere, non si vive per lavorare continuavo a ripetermi.
E dunque, ecco la risposta ad ogni problema: cerco anche io casa in montagna!


E così deciso, inizia la ricerca! Primo passo, scelgo le caratteristiche che deve avere il posto: almeno 800 metri di quota, per godere di un po' di frescura d'estate, e raggiungibile in circa un'ora da Cremona. Scartate le prealpi intorno a Brescia e ai laghi, che rispondevano ai requisiti ma con prezzi degli immobili alle stelle, inizio a ripiegare a sud del fiume. 

E si, insomma, scartiamo le valli del Nure e del Trebbia, che son troppo lontane... idem l'appennino parmense per quanto sembrano proprio bei posti... resta la Val d'Arda, che guarda un po' è proprio diritta in mira a Cremona, con anche l'autostrada che arriva fino all'imbocco di  Fiorenzuola. Sembra proprio che non possa esserci scelta migliore.
Aggiudicata la Val d'Arda!! La conosco poco in verità, a parte essere stato qualche volta a Castell'Arquato, per il resto è tutta terra inesplorata. Beh meglio: occasione per scoprire luoghi nuovi.


Per alcuni giorni spulcio il web in cerca di annunci... ne seleziono diverse, quelle che costano meno ovviamente. Basta che siano antiche, più o meno malandate...

E poi... ecco!
"Casa libera, da terra a cielo, indipendente, da ristrutturare, con giardino. Quattro vani con servizio, balcone e soffitta."
Un annuncio scarno scarno con solo 3 fotografie della facciata, scattate in una giornata invernale e uggiosa, ma sufficienti per farmi dire: è lei, è quella giusta. Senza averla vista dentro, senza averla vista di persona, senza averne viste altre... praticamente avevo già deciso, nel giro di qualche ora.
Cosa mi ha colpito? Una casetta piccolina piccolina, proprio come serve a me, ma con tutte le sue cosine a posto: una facciata regolare e simmetrica, con la porta d'ingresso al centro e una finestra per parte, sopra un balconcino, e in cima a tutto una soffitta. Cosa si può volere di più? E se aggiungiamo che era indicata come casetta indipendente, con un piccolo giardino... perfetto! 
In località Casali. Casali?


E subito a cercare su google dove si trova Casali, e su wikipedia a cercare qualche notizia sul paese, ma diamine, non si trova proprio niente! E su street view non la riconosco nemmeno, nascosta com'è dietro alla chiesa. Però inizio a girare virtualmente per le viuzze. Sembra un posto tranquillo. E carino, anche se non molto turistico. Anzi, forse proprio per niente. Sicuramente fuori dal mondo.



Guardo l'annuncio, lo riguardo, lo riguardo ancora. Chiedo perfino consiglio alla mia amica Elena. Passo ai raggi x le tre fotografie, per cercare di cogliere tutti i dettagli possibili.


Poi pian piano, torna un barlume di ragione, mi convinco che insomma, son decisioni da meditare bene... Mi dico: beh ragioniamo con calma, andiamo a vederla e poi ci pensiamo, meglio vederne più d'una... povero illuso, mi dico ora ;-)



E così deciso, dopo una settimana andiamo a vederla. Il 26 settembre appuntamento con la signora Maria dell'agenzia al bar della Monica, a Pianazzo di Casali. Nel frattempo ricevo alcune foto degli interni, pieni zeppi di arredi. Penso proprio che sembra una casa dei puffi, con stanze piccole e basse... ma insomma, dopotutto a me non serve niente di più.

Ci vado con tutta la famiglia riunita, un evento raro.
Del viaggio di andata ricordo di restare incantato dal paesaggio collinare, che tanto mi colpisce essendo persona della piatta pianura, e che mi risveglia piacevolissimi ricordi dell'esame di Architettura del paesaggio del prof. Pandakovich... e gli anni dell'università... e il libro "storia del paesaggio agrario italiano" di Emilio Sereni, forse il libro preferito di tutto il percorso di studi...
Anni fa ricordo di avere fatto qualche gita in val Nure o Trebbia... ma questa valle ha qualcosa di diverso: l'autunno è alle porte, ovunque ti giri vedi campi coltivati, i pendii punteggiati da piccoli borghi sparsi come coriandoli gettati al vento... Sembra tutto un grande giardino ben curato. E poi mano a mano che si avanza, i prati prendono posto dei campi coltivati... e poi i boschi. Boschi boschi boschi a non finire.


Di quel viaggio ricordo anche che guidava mio fratello, che sembrava divertirsi in modo particolare nel mettere in ansia la mamma, saldamente aggrappata alla maniglia sopra alla portiera, e impressionata dagli strapiombi accanto alla strada... anche lei poco avvezza a muoversi in montagna e abituata al massimo al dislivello dell'argine che si percorre per raggiungere la casa di Cremona. Confesso che anche io ridevo sotto ai baffi che non ho. Poverina....

Con la signora Maria scendiamo e arriviamo in centro al paese. Di questo tratto di strada, per molti mesi la mamma continuerà a ripetere di non essersi resa bene conto di essere in paese. In effetti si vedono solo poche case sparse. Il declivio è talmente forte che tolto qualche tetto, il paese quasi non si vede nemmeno, da questo lato.
E infine si, eccola li, in cima ad una salita ripidissima. Con i suoi muri in sasso, e le finestre profilate in mattoni. E che bei sassi: non è la solita pietra grigia e triste, ma ha un bellissimo colore beige chiaro, non troppo uniforme. Sembra quasi che alcuni sassi brillino al sole. Perché, neanche a dirlo, è una giornata bellissima, con il sole, una arietta frizzantina e il cielo azzurro punteggiato da nuvolette bianche.
Ho gli occhi a cuore, la adoro. 
Proprio perché è piccola ma ha tutto quello che una casa dovrebbe avere per me: semplice ordinata, senza tanti frozoli o vezzi, o cose strane e originali... Una classica casa tradizionale.
Davanti c'è un ciliegio, e un piccolo giardinetto in piano, circondato da alberi e arbusti.. Sembra perfetto per mangiare fuori d'estate. E una rosa canina con bacche rossissime, da fare invidia alla mia amica Valeria.
E poi entriamo. Si capisce subito che di lavoro da fare ce ne è tanto. È da ristrutturare, non ci sono storie. Accidenti, penso, forse è un azzardo.
Ma poi... saliamo, e la signora Maria apre le persiane del balcone.
Mi affaccio.
E penso: Si!
Se potessi scegliere un luogo dove passare i momenti sereni e tranquilli della mia vita futura, vorrei che fosse proprio questo.
Mi affretto a fare una foto con il telefono, che condivido subito subito su Facebook. 
Dal balconicino si vede ciò, scrivo.


Dico e non dico, perchè ho desiderio di condividere la mia felicità con gli amici, ma vorrei anche che almeno per un po' sia il mio "rifugio segreto". Perché in fondo si, la sento già mia.



E mi fermo un attimo a contemplare la vista.

Niente di sconvolgente, per carità... non sono i panorami mozzafiato che siamo abituati a vedere sulla bacheca di Pinterest... però a me piace.
In primo piano un fabbricato rustico, con i muri in sasso e il tetto in ardesia, in parte in rovina, con un romantico tocco di vitalba. Subito dietro la punta del campanile della chiesa parrocchiale. Un campanile bizzarro e curioso, direi unico nel suo genere. Poi qualche tetto delle case del paese, ma non tanti. Alcuni edifici sembrano abbandonati, ancora in ardesia, in quello che si capisce essere un centro storico vecchio come il mondo, con le case ammassate le une sulle altre....
E alzando lo sguardo... boschi boschi e boschi. I pendii dei monti ne sono interamente ricoperti. I rilievi si susseguono in un grande anfiteatro, con le montagne più basse davanti, quelle un po' più alte dietro, e poi le vette del monte Lama e del Menegosa la giù in fondo.



C'è però una cosa mi sconvolge e mi rende titubante, mi frena. A ripensarci oggi mi sembra davvero ridicola... chissà cosa avrà pensato la signora Maria. Anche lei di pazienza deve averne portata parecchia, a sentirmi insistere su cose così sciocche...

Da abitante della pianura, abituato a lasciare l'auto in parcheggi perfetti,  ampi e regolari, con le loro belle righe tracciate, mi sconvolge e mi mette ansia scoprire che in tutto il paese non c'è un parcheggio pubblico siffatto. E mi domando dove lascino le auto gli altri abitanti, mi sembra che non ci sia neanche uno spazio. E poi, con una salita così ripida! E la Maria aveva il suo bel daffare a spiegarmi che di macchine parcheggiate ce ne stanno anche due almeno, davanti a casa. A me sembrava proprio impossibile. 
Inutile dire che aveva ragione lei, e che con la bella stagione il paese si riempie di macchine, infilate in ogni angolino possibile, ma senza mai intralciare il passaggio a nessuno... Che abilità!
Ecco, è colpa di questa stupida ansia se mi sento appena un po' frenato, e prendo un po' di tempo per pensarci.

Ultimo ricordo della giornata: al ritorno facciamo un'altra strada, anche in soccorso delle vertigini della povera mamma. Passiamo da i Rabbini, dove ci fermiamo a mangiare dell'ottimo cinghiale con polenta, e gironzoliamo un po' attorno alla chiesa in pietra, in posizione davvero panoramica. Non ricordo il tempo di avere trascorso delle ore così, in serenità, con la famiglia, a spasso... è un piccolo miracolo. Forse dai tempi di quando si era ragazzi...
E decidiamo di coronare il tutto con un bel selfie di famiglia, con alle spalle la vallata. Non so dire da quanti anni non ci facevamo una foto tutti assieme. 
La incornicerò in un bel portaritratti, da tenere su quel caminetto, ho pensato. 
Perché nonostante le titubanze, in macchina mi stavo già immaginando in quella casa, a viverla come se fosse stata mia da sempre. 



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