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meno tre

Di solito questo non è il posto in cui mi lamento, anzi cerco di trovare il lato positivo delle cose che mi capitano. A volte mi sforzo un po’, ma mi impegno per farlo.

Oggi sono un po’ triste, e così finisco a scrivere il primo post polemico del blog. Anzi, a ben pensarci forse è il secondo per la verità, e sempre sullo stesso argomento. Stavolta penso mi beccherò più di uno strale, ma se non è questo il posto dove ammucchiare i pensieri che mi passano per la testa, dove altro?


Per la riflessione di oggi la prendo un po’ alla larga, partendo da un appunto di geografia urbana. Tra gli isolati più antichi del borgo di Casali, ce n’è uno che si colloca vicino alle Corti, ma a est della strada provinciale, e ricompreso tra la strada, la zona della Costa (dove sta la mia casa con i fienili), la chiesa ed il prato del Pissone. Un tempo c’erano una ventina di abitazioni tra le più antiche, ad occhio e croce. Di queste al momento ne rimangono: una aperta quasi ogni fine settimana, un’altra aperta ad intermittenza tutta estate, ed una aperta tre settimane a luglio. Un paio usate come deposito. E il resto? Il resto nulla. Perfino la Canonica, sistemata anni fa per farne un ostello, è sempre sempre chiusa.

Un intrico di vicolini e casette l’una sull’altra, abbandonate da decenni, semi-crollate e dove la vegetazione è cresciuta talmente fitta nelle aie da non consentire neanche il passaggio a piedi. E mano a mano che i miei lavoretti di riordino e pulizia proseguono, appena più a monte, diventa più evidente lo stato di abbandono e trascuratezza dell’isolato.

Non so se sia stato io a dare il là, ma a quanto pare sono iniziate alcune manovre per cercare di rimettere un po’ di ordine questa zona, così a lungo completamente trascurata. Dovrebbe essere solo una bella notizia. Anzi lo è!  

Ma c’è un pensiero che mi tarla la testa e che guasta un po’ la festa: ciò che un tempo era un vicolo da cartolina, dove gli sposi venivano a fare le foto dell’album di nozze, oggi si è ridotto ad un insieme di vestigia pericolanti coperte dai rami degli alberi che sono cresciuti nelle corti e nei muri tra i sassi.

È un grosso problema. Problema che in qualsiasi zona appena più turistica verrebbe risolto con una meravigliosa riqualificazione per farne chissà quale bell'albergo diffuso... Ma che qui, sul tanto decantato appennino emiliano, a quanto pare ha solo due esiti finali: il lento e progressivo crollo delle case abbandonate e lasciate a loro stesse, oppure la demolizione. Strada scelta da quei proprietari che in un guizzo di interesse pensano almeno a rimettere un po' di ordine, o ridurre il pericolo per i vicini. Nel migliore dei casi lasciando qualche lacerto di muratura perimetrale, ma più spesso un insignificante cumulo di sassi.

In questo caso specifico mi seno un po’ in colpa: forse son stato io a smuovere le acque in questo quartiere dell’abbandono?

Ripenso un po’ a come some sono andate le cose tre anni fa: l’impulso sconsiderato a farmi carico dei due fienili pericolanti mi è arrivato pensando che se non avessi fatto nulla sarebbero stati rasi al suolo con uno scavatore, con i sassi poi coperti di terra, come se nulla fosse mai esistito.

Certo, tanto è stato perso anche qui, tra i miei sassi, ma ora che si intravede la fine dei lavori, mi sento di dire che forse per il borgo è stato meglio così. Qualcosa manca, ma qualcosa è rimasto, solo per una mia follia, e speriamo possa durare ancora per qualche anno.

MA ahimè non ho le forze per replicare queste azioni ancora e ancora, e ancora…

Ah, se vincessi alla lotteria!


E ripenso anche a quattro anni fa, prima di iniziare l’avventura dei fienili, quando per interposta persona, avevo provato ad acquistare la casina di Vittorio, che sta proprio davanti alla mia abitazione. Mi è stata rifiutata. Legittimamente, per carità. A quei tempi aveva ancora un tetto sulla testa, anche se malandato.  Oggi invece è crollato, e il muro del fianco si sta aprendo come una zip. Ogni giorno di più. Cosa rimarrà dopo questo inverno? E dopo il prossimo? Il rifiuto sarà stato sicuramente legittimo: ma è stato il bene del paese bloccarne una riqualificazione che sarebbe stata rispettosa del contesto e della sua storia?

Sarebbe stato meglio per tutti se anche la mia casetta fosse rimasta vuota a cadere invece che risistemata?

Forse non potrei aprire bocca dato che sono stato il primo, con la parziale demolizione del vecchio fienile della Marcella, ad avviare una strage senza volerlo.

Che si metta ordine è solo una bella cosa, ma si può approfittare dell’avvenimento per stimolare una riflessione sul perché si è arrivati al punto di dover risolvere un problema in questo modo?

D’accordo, bisogna che accettiamo pragmaticamente che le case che oramai stanno insieme solo per grazia dello Spirito Santo sono perdute. Perdute! Bisognava pensarci 20, 30 anni fa, a salvarle.

Ma se anche arriviamo ad accettare questo passaggio, si può fare ancora qualcosa? O ci dobbiamo proprio rassegnare alla rovina?

Accettato che quel che è perduto oramai è perduto: possibile che non ci siano energie da spendere per cercare di salvare ciò che invece è ancora salvabile?

Tolte quelle abitate (regolarmente o stagionalmente), di case abbandonate e vuote ne rimangono ancora parecchie, anche in sasso, belle e caratteristiche. Possibile che non riusciamo almeno ad accendere i riflettori su quelle? Possibile che non si possa immaginare un colpo di reni, prima che davvero TUTTO sia perduto?


Non posso essere l'unica persona forestiera a cui piace questo luogo, e che vi desidera mettere radici, con i suoi pregi e difetti: non posso accettare l'idea che sia così!


Ma cosa manca a questo Casali? Certamente attrezzature e infrastrutture pubbliche, anche le più basilari... (manca perfino un parcheggio, perbacco!!) , oppure la mancanza di incontro tra l'offerta di immobili e una domanda che certamente esiste da qualche parte (magari proprio nella nemica Cremona, ribadisco). Ma più di tutti, è l’iniziativa che manca, e non parlo solo di mentalità imprenditoriale. È proprio la voglia di invertire la rotta, che manca. Alla fine forse a tanti sta bene che le cose vadano avanti pian piano così. Egoisticamente, ignorando prospettive future, ma pensando solo ai propri conti e alle proprie comodità e tranquillità dell’oggi. 

Peraltro molte delle case inutilizzate sono di proprietà di persone che vivono all’estero: persone che magari neanche sanno di possederle, o dove siano, che faccia abbiano; nel completo disinteresse del disturbo o del danno che l’abbandono può arrecare ad altri.


So che io sono l’ultima persona che dovrebbe permettersi di parlare, fare discorsi paternalistici, o peggio ancora insegnare agli altri cosa fare. 

MA dannazione: voglio bene a questo posto, e mi spiace vederlo piano piano spegnersi. Son qui da così pochi anni, eppure già lo vedo: sempre più vuoto, sempre meno case in piedi.

Come si fa ad accettare che sia così, e rassegnarsi? È inutile riempirsi la bocca di belle parole per le proprie radici, il proprio paese, i propri antenati, e poi lasciare le case chiuse e vuote a marcire. 

È il modo giusto per onorare i propri padri, lasciare andare tutto a ramengo? Oppure non sarebbe meglio impegnarsi per fare in modo che il loro lavoro e la loro fatica possano in qualche modo continuare a vivere tra queste mura, anche se saranno estranei ad abitarle?


Non è il mio lavoro fare pianificazioni o strategie di marketing. Ma sommessamente faccio presente la mia esperienza: IO sono arrivato qui vedendo un annuncio pubblicato su immobiliare.it, ad un prezzo congruo. Non so da quanto tempo la casa fosse in vendita, ma è capitato un giorno in cui l'offerta della signora Patrizia, ha incrociato la mia richiesta. 

Forse non è l'unico modo possibile, ma senz'altro è UN modo.

Io credo che, così a spanne, come minimo una cinquantina di case vuote, disabitate, potenzialmente vendibili, e in condizioni ancora accettabili per essere ristrutturate, in paese ci siano. Potrebbero essere cinquanta persone, o cinquanta famiglie in più, se solo ci fosse la volontà di fare qualcosa.

Sai quanti annunci di case in vendita si trovano per Casali, se fai passare oggi 15 dicembre 2023 i siti internet più popolari di vendita immobiliare? UNO

U N O !

E peraltro rimasuglio di una casa già venduta alcuni mesi fa!!! 

È la dimostrazione che avanti così non c’è speranza! Senza considerare poi l’enorme potenziale inespresso che ha questa alta valle, così vicina alla pianura ma così sconosciuta a tutti.


Certo, ci sono le persone che tengono duro, che davvero amano questo posto, vivendolo! Tutti i giorni, o solo nella bella stagione, non importa. Perché per fortuna ci sono anche loro!! Pochi ma buoni! Ma troppo troppo pochi! 

È proprio triste.


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