Passa ai contenuti principali

otto settembre

Oggi è l’otto settembre. Domenica. Piove a catinelle. Una sagra degna di questo anno 2024 così piovoso.

L’otto settembre si ricorda la dedicazione della chiesa dei Casali a Maria nascente, o Maria bambina, o alla natività di Maria, che dir si voglia. È una ricorrenza davvero molto sentita dai casalesi. Prima la cerimonia solenne in chiesa, con organo e coro, poi la parte mondana, con un pranzo sul prato della festa, organizzato dagli infaticabili ragazzi della Proloco.

C’è una differenza con le feste di agosto: questa occasione è riservata agli abitanti del paese e ai familiari stretti. Che si trovano sotto il tendone bianco, in barba al meteo avverso, per un semplice e sano desiderio di trascorrere qualche ora in compagnia di tutti. Perché tutti ci tengono ad essere presenti. Niente baldoria: solo serenità, tante chiacchiere e buon cibo.

Una occasione davvero preziosa, a cui ho partecipato quest’anno per la seconda volta, sentendo di avere fatto un piccolo passo in più nel diventare parte di questa comunità.

La festa della sagra chiude idealmente una fase dell’anno. Che era iniziata verso fine di giugno, con l’arrivo di chi ha trascorso qui i mesi estivi. Ora le case tornano a chiudersi, e così rimarranno per i prossimi 300 giorni, su per giù.

Ora che vivo qui molto tempo, ho avvertito forte i due cambiamenti, più di quanto pensassi. È stato destabilizzante il cambio di scenario di inizio estate. Lo è altrettanto in questi giorni al contrario.

In autunno, inverno e primavera, ho questo piccolo rito: alla sera faccio il riepilogo delle persone che ho visto durante la giornata. Spesso è un conto molto rapido, il più delle volte il numero è 0.

Partendo da questa condizione di base, i due mesi estivi sono invece caratterizzati dai filoss della sera, quando con una quindicina di persone (a volte di più) ci si trova in piazzetta per passare qualche ora in compagnia. E ogni volta che si mette il naso fuori dalla porta durante il giorno capita l’occasione per fare due chiacchiere con qualcuno che si incrocia per strada.

Cambiamento traumatico, dicevo, passare dalla solitudine alla compagnia, che si metabolizza però in qualche giorno. Altrettanto traumatico diventa il passaggio inverso, che capita a settembre. Oramai siamo qui in pochi. Qualcuno si ferma ancora qualche settimana, fino ai Santi. Poi ci conteremo sulle dita delle mani. E con la pioggia e l’aria già freddina passa anche la voglia di uscire di casa ed incontrarsi. Si riprende all’improvviso il ritmo invernale della solitudine. Così è. 

Possiamo solo rifarci gli occhi con i bei paesaggi conditi dalle nuvolette autunnali, che riprendono a riempire la valle.



- - - - - - - - - 

La sagra è un avvenimento importante, e per l’occasione tutti cercano di mettere un po' in ordine. Anche io ho fatto la mia parte, rimettendo in sesto il giardino, tagliato il prato, e facendo finalmente una rimonda delle bordure dal secco estivo.

In più quest’anno qualcuno ha preso iniziativa e ha pensato di dare una ordinata dietro alla chiesa, dove da anni crescono rovi indisturbati. O almeno, ci hanno provato. 

Non è stato tagliato tutto, solo un po'. Tutto tranne il lato verso casa mia, in sintesi. Per quanto mi riguarda ho completato poi, per conto mio, pulendo dal più grosso il lato verso il mio confine, oltre lo steccato di legno, pensando che è sempre meglio arrangiarsi e fare le cose, invece di lamentarsi.

In verità anche intorno alla "casa di Vittorio" non è stata fatta pulizia. A quanto pare qualcuno ha deciso che per completare il lavoro sia prima necessario abbatterla, la casa di Vittorio. Quella che sta davanti a me, e che regge la strada che porta a casa mia, il cui retro compare in tutte le foto che scatto dalla finestra dello studio e pubblico sugli stati di WhatsApp. Vittorio era l’ultima persona che l’ha abitata. Ho sentito parlare talvolta di lui, e tutti quelli che l’anno conosciuto ne portano un bel ricordo, a quanto pare. 

Ma ora la casa è dell’anziano ex-parroco, don Piero, giusto per dare un nome a chi è responsabile dello stato sciagurato in cui versa questo angolino del paese. Anche se in virtù della sua passata carica, non si può dire nulla e "va tutto bene così".

Casina minuscola: una stanzina sotto, una stanzina sopra, al piano della strada, una piccola area di pertinenza dietro la chiesa, compresi due mucchi di sassi, coperti di rovi e guiderse, che erano un tempo altre due case, sue gemelle.

Un'altra casa perduta, un altro pezzo di storia perduta. Un altro mucchio di sassi immolato sull’altare della mancanza di iniziativa. Di tutti, me compreso.

Mi hanno dato la notizia, della prossima demolizione, mentre ero in compagnia, al tradizionale pranzo che precede la sagra, al Passo del Pellizzone. Avrei voluto mettermi a piangere a dirotto, e provare a spiegare perché a mio avviso fosse una notizia pessima, una sciagura. E invece, ancora una volta mi son trovato a fare buon viso a quella che a molti pare una ottima idea.

 

Quattro anni fa, attraverso una mediazione, avevo cercato di acquistarla. Mi è stata rifiutata, l'ho già scritto qui.

Forse avrei dovuto andare io di persona, parlare con l'anziano proprietario, spiegargli il mio progetto di farne la casa dei miei libri, che prima o poi dovranno lasciare Cremona. Forse così le cose sarebbero state diverse... Ma crucciarsi non porta da nessuna parte.

In questo periodo della vita sto prendendo tutto "con filosofia", e penso che le cose bisogna un po’ lasciarle andare come devono andare, senza forzature, senza prendersela, senza espormi, senza prendere iniziative. Ma non mi do pace, non riesco a pensare che tra qualche tempo non la vedrò più qui fuori dalla finestra della cucina.

Vero è che oramai è un rudere. Ogni tanto sento rumori di notte: è qualche sasso che si stacca dal muro di lato e cade, in corrispondenza della canna fumaria. 

Magari fra qualche anno riuscirò a comperare le rovine e ricostruirla, per dare così un senso al mio stare qui... Chi può saperlo. 

- - - - - - - - - 

Ho recuperato qualche foto, per fare un po' un riepilogo. Mi sembra una sequenza anche molto didattica, per altro. Potremmo intitolarla "come un edificio antico muore in un borgo storico".

Questo è il fronte della casa di Vittorio, il lato che guarda il retro della chiesa, in una foto di agosto del 2018, 6 anni fa. Io ero qui da poco, era il periodo in ci avevo provato ad acquistarla, senza successo.


Questa foto invece è di dicembre 2022, due anni fa, quando era appena crollato il tetto.


Quest'altra poi l’ho scattata stamattina, dopo che è stata fatta pulizia. Dicono che verrà demolita per riordinare l’area. Questa cosa qui è considerata normale.


Infine, questa foto è sempre di stamattina; a sinistra la casa di Vittorio che si intravede appena. Dietro al centro si vede la mia casa. Al centro in basso si nota il sedime di altre due case che sono state demolite anni fa. Ora di quelle rimane un cumulo di sassi, si intravede la sagoma. È stato decespugliato il 6 settembre, per la prima volta da quando sono qui, otto anni. Fino al 5 era una selva di rovi. Questo sarà, nella migliore delle ipotesi, l’ordine del mucchio di sassi della casa di Vittorio, quando sarà demolita. Questo, qui, è considerato normale. 


Ci sono giorni in cui mi sembra di non capire più niente. Oggi è uno di quelli. Forse l’inghippo sta nel fatto che io do alla parola "ordine" un significato diverso da quello di altri. MA rimane il fatto che molti parlano di questa operazione come della risoluzione del problema, mentre a me sembra solo l’inizio di nuovi, altri e peggiori guai.

Il tempo distribuirà inutili ragioni. Vedremo chi le riceverà.

Commenti

Post popolari in questo blog

anche il cielo piange

È martedì otto ottobre.  Piove forte sopra ai Casali.  Anche il cielo piange. Piange Lorenzo,  che a ventitré anni lascia questi monti. A cosa servono questi alberi verdi, a cosa serve il canto di un uccello, a cosa serve il sorgere del sole, a cosa serve una notte stellata? Che scopo ha tutto ciò? No, non esiste uno scopo. Per questo la vita è così.  OSHO , I misteri della vita

tra il Pellizzone ed il monte Lama

Mi piace l'idea di lasciare traccia qui di due passeggiate che, partendo da due punti contrapposti, mi hanno consentito di esplorare tutta una parte del crinale della alta valle, paesaggio che oramai mi è così familiare visto dalla casa di Casali. Sono così finalmente riuscito a raggiungere e conoscere un po’ meglio le cime del Groppo di Gora, del Castellaccio, del Cravola e del monte Lama. Partendo dal passo del Pellizzone, imboccando la strada di destra, accanto al monumento ai caduti, ci si inoltra verso nord lungo un percorso che parte bello largo e comodo, e poi mano a mano stringe fino a diventare un sentiero in mezzo al bosco. Ma sempre perfettamente in cima al crinale che separa la Valdarda dalla Valceno. Per cui, anche in mezzo al bosco, si ha sempre un pendio che scende a destra, e l’altro che scende a sinistra. Il percorso completo è molto lungo, (tipo 15 chilometri), ma ci si può accontentare di molto meno. Io ad esempio mi son fermato sulla cima del Groppo d

Il bar Casali

Devo confessare una cosa: non riesco ancora ad abituarmi a Casali. Anche se da qualche settimana ho iniziato a dormire qui a casa, niente è ancora entrato nella routine. Non riesco ancora ad essere indifferente al carillon del campanile come sveglia al mattino: è così piacevole :-) Come non riesco ad abituarmi al panorama verso la valle, diverso in ogni momento. Insomma, sono felice perché c'è ancora tanto entusiasmo per le piccole cose quotidiane, e spero che possa durare ancora a lungo. E poi si sta così bene qui a Casali, con questo bel venticello fresco! Tolta qualche chiacchiera, i momenti più spensierati però li trascorro al bar della Monica, a Pianazzo di Casali, lungo la provinciale che da Bore arriva al Passo del Pellizzone per poi ridiscendere fino a Bardi. È proprio un punto di riferimento per la zona, anche se io lo frequento solo per mangiare qualcosa a pranzo. Se appena posso salgo volentieri a piedi dal paese. Quindici minuti di salit

buon lavoro a me

Con l’inizio dell’anno nuovo faccio un po’ il punto della situazione sui miei lavoretti ai Casali.  Si avviano finalmente verso la conclusione i lavori di messa in sicurezza dei due fienili: il fienile della Rina ha un tetto sulla testa, e il fienile della Marcella è parzialmente demolito, e quasi libero dai sassi. Non significa che i lavori siano finiti (più che altro al momento è finito il portafoglio), ma almeno non dovrebbe più cadere niente in testa a qualcuno. Proseguono poi i lavoretti “della domenica”, per dare un senso agli spazi di quello che io chiamo frutteto, per distinguerlo dal giardino accanto a casa, ma solo per convenzione e per l’abitudine di dare un nome ad ogni cosa. In realtà non sa ancora bene neanche lui cosa essere: un prato a balze, un giardino, o chissà cosa…  Obiettivo è anche arrivare alla meta tanto agognata: poter chiamare l’ex fienile della Marcella “orto”, senza le tante virgolette che per ora ancora accompagnano la parola. Essendo davvero tantissime le

In ordine sparso

  Ultimamente pare che il mio interesse per questo blog sia inversamente proporzionale al tempo che trascorro ai Casali. Passo oramai metà della mia vita quassù… e quando mi vien voglia di scrivere due righe qui? Gli unici giorni in cui sono a Cremona, ahimè sceso per fatti tristi… Mentre mi sciolgo nel felice mix di aria sahariana e sciusso estivo (visto che sto imparando termini tecnici piacentini?!), ne approfitto per riordinare alcune foto dell’ inventario del giardino : superate le 150 immagini, inizia anche lui a scompaginarsi come il più bieco file di world. Ne approfitto anche per lasciare qui un riassunto degli eventi principali capitati tra maggio e agosto, degni della prima pagina del Corriere di Casali, se mai verrà edito. + Ci son stati due battesimi per tre bambini. Uno è stato una festa della comunità. In pratica un evento storico: non accadeva da decenni, anche se il conteggio esatto rimane controverso e dibattuto. + Le sere estive anche quest’anno sono riempite d

stiamo dimenticando tutto?

Mi piacerebbe tanto pensare che questo sia l'ultimo post offtopic del blog.  Speriamo sia davvero così. Ma ancora una volta sento il bisogno di raccogliere in un luogo alcuni pensieri che ogni tanto frullano nella testa. Proprio perché l'impressione del momento è che ci stiamo dimenticando tutto. Forse fa parte della natura delle cose cancellare i brutti ricordi, ma quel che è successo qui è troppo grande per poter essere scordato. Speriamo che non arrivi la seconda ondata dell'epidemia di cui tanti parlano e che già si vede altrove nel mondo: negli Stati Uniti dopo un allentamento prematuro delle restrizioni stanno di nuovo chiudendo tutto, mentre in Brasile che non ha adottato misure di contenimento l'epidemia è ora completamente fuori controllo. Tra queste righe ho scritto peste e corna sui governanti . Una cosa però bisogna riconoscerla. Al di la di tutti i limiti delle persone, e avendo ora alle spalle il disastro iniziale, le misure prese hanno funzionato.  La cla

un attimo

Chissà come, ogni volta che arriva uno dei vari anniversari legati ai Casali, sento sempre il bisogno di pensare a bilanci. Il 26 settembre 2015 mettevo per la prima volta piede qui. Chi avrebbe mai pensato a come sarebbe andata a finire?  O forse dovrei dire “come sarebbe iniziata”, dato che una fine per ora non c’è ancora. Resta il fatto che, come scriveva Giulia Maria Crespi, quel giorno di otto anni fa il filo della mia vita ha fatto un nodo. E rimane una delle cose migliori che mi siano capitate. Da allora non è cambiato niente, ed è cambiato tutto. Tra le varie, eravamo ancora in quattro. Fino al 27 settembre di tre anni fa. Ed è strano che due anniversari così significativi della vita recente, nel bello e nel brutto, se ne stiano a braccetto sull’agenda. Dopo tanti mesi passati sereni quassù, arrivano immancabili i giorni tristi. E nella testa di questi giorni frullano due parole: cosa rimane? La strada della solitudine l’ho imboccata convintamente. Tra i pro e contro di ogni co

Rocca dei Casali con ometti

Da qualche settimana, dopo che l'amico muratore mi ha segnalato i canali social di un ragazzo in valle abilissimo dell'equilibrismo dei sassi (nickname Karol, IG e TT @lovebalancing ), mi è venuto un po' il pallino degli ometti in sasso. Dato che la materia prima non mi manca, aggiungere qualche ometto attorno a casa, proprio segnando i punti di passaggio come si fa seriamente in montagna, mi è sembrato il modo migliore per coronare questi anni di lavoro matto e disperatissimo.  È domenica mattina, e la terra è troppo bagnata per poter fare qualsiasi cosa.  Mi rassegno all'appropriata variazione sul tema della legge di Murphy: quando tu hai tempo per fare qualche lavoretto, è il lavoretto che non ha tempo per te... Mi è venuto in mente che sulla rocca solitamente ce ne sono molti, di ometti, e molto belli, usati per indicare le vie di arrampicata sulla falesia. Idea:  vado a fare un giro, per osservarli da vicino, e cercare di carpirne qualche trucco, in aggiunta ai tut

Inventario delle varietà presenti in giardino

Al 1 novembre 2024 sono in totale 293  diverse varietà. D i cui: hemerocallis  17  iris 23 , narcisi 29 , tulipani 7, altre bulbose 17, alberi da frutto  16,   nuovi arbusti 2, achillee 4, anemoni 4, aquilegie 6, officinali 9, settembrini 4, campanule 3 crisantemi 5, echinacee 2, epimedium 3 , euchere 5, graminacee 8, ellebori 4, hosta 5, malvoni 4, ortensie 5, paeonie 3, persicarie 2, rose 16, salvie 17 , sedum 25 , altre erbacee perenni o annuali 48. Il dettaglio delle rose, si trova qui . - - - Hemerocallis 1. E. SchnicKel Fritz, da giardino Boscone da H.centroitalia , giardino davanti alla porta, 2018 2. E. Mildred mitchell (oppure over the top), da giardino Boscone da H.centroitalia, giardino, 2018, verificare bruttina 3. E. Stella de oro, da Boscone, da zia Medea, muretto strada e aiuola frutteto, 2019, 2021, 2022 4. E. Joan senior, importata da Boston, regalo della Elena Villa, giardino, 2019 5. Altra arancio scarpata insiene a stella de oro, forse blumen, cercare, muretto strad