Ma da quanto tempo non scrivo qui del mio giardinetto!
Strano perché non manco di prendermene cura, anche in queste giornate invernali per nulla fredde: c'è sempre qualcosa da fare, anche quando tutto riposa.
Ma poi ho assistito al miracolo: quando a settembre ha ripreso a piovere, è tutto meravigliosamente rinato e rinverdito (QUASI tutto....). Tanta era nelle piante la voglia di vivere, che hanno cacciato fiori e foglie ben più di quanto la stagione richiedesse, e hanno rimandato il riposo fin proprio alla fine dell'autunno: sembrava volessero assaporare fino all'ultima goccia di pioggia, prima dell'inverno.
Inverno che, neanche a dirlo, anche quest'anno latita. La neve si è fatta vedere con una spolverata veloce, e per ora ci sono stati solo due giorni due di freddo vero (massima -4), sufficiente forse per stecchire un po' di insettacci (ad esempio le cimici che stanno tentando di infestarci anche quassù). Ora tutto di nuovo sospeso in una stagione che neanche lei sa più come chiamarsi.
Comunque, archiviato l'anno orribile, ed in previsione del prossimo giro di siccità e calura 2023, adesso ho qualche settimana in cui impegnare tempo e testa per prendere decisioni difficilissime.
Voglio piantare cinque alberelli nel nuovo frutteto!
Si, ma: quanto è complicato scegliere le varietà nuove? Sere e sere a sfogliare cataloghi, varietà su varietà che si assomigliano tutte, eppure tutte differenti. Perché rispetto alla bassa c'è una difficoltà in più: i frutti devono avere fioriture tardive, un ciclo più breve, resistere alle gelate, e alle siccità estive. Per il freddo certo il cambiamento climatico viene in aiuto, ma l'acqua quando manca manca...
Dovrei aver trovato la quadra: a breve partiranno gli ordini, così da poter piantare l'ultima settimana di febbraio un albicocco, un susino, un ciliegio, un nashi e un melo ornamentale (il peccato del giardiniere!)
Certo ci vorranno ancora tanti anni perché il tutto prenda l'aspetto che ho in mente. Ho questo guaio: i miei occhi non vedono la realtà. A volte mi sembra di vedere tutto come se fosse già finito, con le bordure piene, i muretti completati, gli alberi cresciuti, il roseto... penso ci vorranno ancora una decina di anni prima che anche i miei ospiti possano vedere quel che vedo io ora. Ma tant'è!
E poi per forza di cose devo andare con calma: non avendo ancora a disposizione acqua per le irrigazioni estive, devo piantare poche cose per volta, basandomi sulla poca acqua di cui posso disporre per facilitare l'attecchimento (ossia quanta ne porta il baule della mia utilitaria). Dal secondo anno tutte le piante si devono arrangiare, è una regola del giardino! Ma all'inizio, poverine, hanno proprio bisogno di un aiuto, con queste estati dannate.
In questi giorni a cavallo del capodanno è successa un'altra piccola cosa: ho portato su e trapiantato l'amato calicanto che coltivavo in vasone al Boscone, nato da un seme ricevuto durante la prima edizione di SeMiScambi, nel 2012. Pianta comune, ma con un significato simbolico particolare.
Ora ha finalmente trovato casa anche lei e potremo invecchiare in pace, facendoci reciproca compagnia.
Poi quest'autunno a Cartosio, alla manifestazione Autunno fruttuoso, un acquisto quasi casuale ha scombussolato tutto: come il classico sassolino che inizia a muoversi e finisce per provocare una valanga.
La siccità di quest'anno mi ha insegnato una cosa: ho capito che le piante giuste per questa zona e questo clima secco sono le rose! Si affaticano in estate, ma la primavera successiva sono pronte per ricominciare come se nulla fosse successo. Ovviamente chi abita ai Casali già lo sapeva, dato che i giardini qui ne sono pieni. Io invece ci ho messo qualche anno per capirlo.
Ho sempre snobbato un po' il mondo delle rose. Troppo difficile, troppe varietà, troppi distinguo. E a questo si aggiunge un rapporto complicato con il roseto del giardino del Boscone: sempre infestato da malerbe, le continue critiche sugli errori di potatura (sempre sempre sbagliata a detta di tutti), le foglie sempre malate o mangiate... Venti esemplari variamente assortiti, piantati dal papà nel 1975, che ho sempre vissuto come una croce da portare.
Tanto è vero che tra le 162 diverse specie e varietà di fiori presenti ad oggi in giardino a Casali e ben inventariate, fino ad ora solo quattro erano le rose. E di queste in verità ben tre derivate da piante del Boscone, più per motivi affettivi che per altro.
Per una strana coincidenza (sarà davvero una coincidenza?), si tratta di quattro rose antiche!
Così succede che quando a Cartosio acquisto una rosa, un esemplare di Roxburghii plena, e inizio a leggere sull'internet del suo viaggio ottocentesco tra Canton, Calcutta e l' Inghilterra, mi innamoro!
Nasce all'improvviso un interesse prepotente per queste rose che hanno una storia da raccontare.
Inizio qualche lettura sull'argomento: primo tra tutti riprendo in mano il regalo "rose perdute e ritrovate" di Carlo Pagani e Mimma Pallavicini, che di colpo acquista uno spessore completamente nuovo.
Sento di affacciarmi alla porta di un mondo infinito di cose ancora da imparare.
E mi appassionano queste antiche varietà, ciascuna delle quali ha una storia alle spalle, fatta di viaggi, esplorazioni, esperimenti, prove o casualità, che meritano di essere ricordate. Perché questo passato ci ha regalato piante che crescono immutate da secoli, tali sono le loro qualità. Sono ancora oggi uniche: fiori ben lontani dai soliti "tipo Tea" del nostro omologato immaginario contemporaneo. Piante robuste e resistenti alle malattie; e che generalmente non richiedono grosse potature primaverili!
Quindi deciso: inizio una piccola collezione di rose antiche, che lentamente sostituiranno gli arbusti morti per la siccità, e prenderanno mano a mano nuovo spazio anche nel frutteto.
Ma che fatica scegliere le piante giuste! Ore e ore passate a leggere libri, incrociare informazioni, guardare foto... Improvvisamente son diventate tutte bellissime, come si fa a scegliere quali acquistare?
Però che bella questa ricerca: mi sembra di aver trovato il modo giusto per guarire la mia anima con gli (speriamo) ultimi strascichi di malanimo.
Quest'anno dovrebbero essere 4 o 5 le nuove rose.
E sto preparando mano a mano anche una piccola nota, riportando per ciascuna tutte le notizie storiche che riesco a raccogliere. Forse potrei postarla anche qui, prima o poi.
Perché della novità, più di tutto è questo che mi piace: non avrò solo delle bellissime piante in giardino, ma queste piante avranno una storia affascinante da raccontare a chi avrà voglia di ascoltare!
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